È morto all'età di 98 anni il grande Eli Wallach, attore americano tra i più rinomati del panorama. Nel corso della sua lunga carriera ha lavorato con autori del calibro di Sergio Leone, Francis Ford Coppola, John Sturges e Clint Eastwood
È morto il grande Eli Wallach, e la prima immagine che ci viene in mente è una scena di qualche anno fa. Una grande sala elegante, una folla in delirio da standing ovation, una musica leggiadra e commossa a scandire gli applausi e un attore gigantesco che calca il tappeto rosso dirigendosi verso un discorso emozionato ed emozionante davanti agli astanti, amici, fan. Accadeva in L’amore non va in vacanza (2006) di Nancy Meyers, e a ripensarci (o ancora meglio: a rivederla) oggi, 25 giugno 2014, assume i contorni di un commiato. Di un’elegia, oltre che una celebrazione doverosa che si faceva metafilmica, perché il personaggio dello scorbutico e asociale sceneggiatore Arthur era interpretato proprio da lui, Eli Wallach, uno che in quanto a lodi e onori e cerimonie se ne sarebbe meritati come se piovesse.
L'interprete ci ha lasciato all’età di 98 e più di 100 film: il cinema bigger than life. Una carriera sterminata, un’abbondanza di ruoli fondamentali e parti minori – che erano spesso sovrapponibili – davvero innumerevoli, e una presenza scenica indimenticabile. A fare il suo nome, automaticamente il pensiero va al cult di Sergio Leone Il buono, il brutto e il cattivo (1966) dove a Wallach era riservata l’etichetta più ingrata, almeno nominalmente, del titolo – il brutto, alias Tuco.
Uno degli ultimi grandi figli dell’Actor’s Studio, dunque del metodo, Eli, ebreo e di Brooklyn, venne scoperto da Elia Kazan che lo volle per il suo Baby Doll – La bambola viva (1956) quando Wallach era già famoso a Broadway (e già insignito di un Tony Award). Da lì la strada è stata solo verso l'ulteriore gloria: proiettato presto nell’empireo delle stelle, Wallach è stato capace di passare con nonchalance dallo spaghetti western al thriller all’heist movie alla commedia romantica, da Sergio Corbucci a Lasse Hallström, da pellicole per il grande schermo a tv movie, da serie tv (Nurse Jackie ma anche La signora in giallo) a spettacoli teatrali.
Scandalosamente rimasto senza un Oscar all’infuori di quella onoraria nel 2010, Wallach è sempre stato un interprete raffinato, prestigioso, di gran maestria, convocato a gran richiesta da alcuni tra i più grandi registi della storia: collaborò con John Huston ne Gli spostati (1961) affiancando Clark Gable e Marilyn Monroe, con Stanley Donen nel musical Il boxeur e la ballerina (1978), con John Sturges per il western I magnifici sette (1960) ma anche nel comico scombiccherato Le avventure di Gerard (1970) dell’imprevedibile Jerzy Skolimowski. Senza dimenticare la partecipazione al nerissimo, devastante terzo atto della trilogia di Francis Ford Coppola, Il padrino – Parte III, in cui era il doppiogiochista Don Altobello; film memorabile, anche se, a detta sua, ha sempre “ricevuto più mail per il ruolo di Mr. Freeze nella serie di Batman che per qualsiasi altro”!
Negli ultimi anni lo abbiamo intravisto in un cameo per Clint Eastwood (Mystic River, 2003), che definì il suo mentore; per Roman Polanski (L’uomo nell’ombra, 2010) e in una particina per Oliver Stone (Wall Street – Il denaro non dorme mai, 2010), mentre è ancora in fase di post-produzione il corto The Train in cui fa – farà – la sua ultima apparizione.
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