Con un libro esplosivo da cui è stato derivato, la regia di M. Night Shyamalan e la presenza di Matt Dillon come protagonista, “Wayward Pines” aspira a guadagnarsi il titolo di serie dell’anno
A totale conferma delle attese, il secondo episodio della nuova serie della Fox, diretta da M. Night Shyamalan, ottiene il migliore risultato di share, i dati parlano chiaro con un’utenza negli States che passa da 3,1 milioni a 4,6 per il secondo episodio. Ma si conferma soprattutto l’aspettativa già molto alta in fase di produzione, quando M. Night Shyamalan ha aderito al progetto che si snoda su 10 episodi. Lo showrunner nonché produttore esecutivo Chad Hodge ha tradotto in immagini i libri di Blake Crouch. E qualche giorno fa lo stesso rivelava importanti particolari a Variety.
Primo, sul fatto che i primi due episodi ricordino molto altre serie famose come Twin Peaks (il titolo che fa riferimento alla omonima località Wayward Pynes, è un omaggio diretto alla straordinaria opera di David Lynch), e Twilight Zone, altro cult assoluto di fantascienza. Ma Hodge rivela che l’ispirazione deriva dal primo volume scritto da Crouch. In effetti, Hodge precisa che non si è mai posto il problema che Wayward somigliasse un po’ alle citate serie, perché nel libro c’erano tanti elementi suggestivi e interessanti su cui lavorare… Hodge, insomma, divora il libro in un giorno e capisce subito che una trasposizione tv potrà esser deflagrante… e Shyamalan appare in totale sintonia con lo script tanto da aderire immediatamente al progetto, anche attratto, secondo Hodge, dall’umorismo nero del racconto.
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Del resto è proprio il decor della cittadina a destare un’impressione originale così ambiguo tra quegli elementi pittoreschi che rendono “ridenti” certe piccole cittadine, il calore delle strade e delle abitazioni (creato dal designer Curt Beech) in cui tutto è vicino e tutti gli abitanti del luogo si conoscono. Ma conosciamo anche l’altro lato della medaglia: queste stesse caratteristiche si trasformano improvvisamente in elementi horror, davvero spaventosi. E bisognerebbe anche aggiungere che la narrazione già nel secondo episodio spinge sul pedale di tutte le situazioni paradossali, evocando uno scenario terrificante che riguarda i meccanismi psicologici e le dinamiche comportamentali dei gruppi, in questo senso certo il ricordo di The Village è assolutamente pertinente. D’altra parte, come rivela Hodge, per le riprese ambientate fuori da Wayward Pines i colori cambiano completamente. Questa fondamentale correzione del colore fa sì che i due ambienti siano subito distinguibili dallo spettatore. L’impressione a caldo è che il set di Wayward sia molto più tenebroso e inquietante, che negli interni prevalgano sempre gli spazi vuoti: guardate per esempio il famigerato ospedale dove si aggirano oltre a Dillon un dottore (Toby Jones) e un’infermiera (Melissa Leo) tutt’altro che rassicuranti. E perfino le abitazioni assumono alcune caratteristiche di freddezza e artificiosità che rimandano anche a The Truman Show (Peter Weir, 1998), grazie anche al fatto che in ogni dove si trovano telecamere e cimici audio.
Con tutti questi elementi in gioco Wayward Pines avrà un pubblico molto folto e probabilmente otterrà anche il titolo di serie dell’anno.
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