Recensione di Una notte in giallo | La scoordinata fuga di Elizabeth Banks
Recensione di Una notte in giallo di Steven Brill con Elizabeth Banks e James Mardsen: goffa, frettolosa, scoordinata e ripetitiva fuga in un vestito poco adatto, ma non è colpa della protagonista
Se all’inizio di Una notte in giallo Steven Brill è in grado di proporci Elizabeth Banks e James Mardsen in uno dei migliori approcci comico-sessual-romantici americani degli ultimi tempi, subito dopo si smarrisce nella road comedy, in una camminata della vergogna (la Walk of shame del titolo originale) lunga un giorno attorno a Los Angeles, dove ha perfettamente chiaro cosa dovrebbe e potrebbe fare, senza però riuscire a pilotarsi del tutto.
Volendo domandarsi se l’attrice protagonista sia in grado di reggere senza alcun problema un one-woman show di novanta minuti, la risposta sarebbe: probabilmente sì, ma non qui e adesso. Il regista dapprima le cuce addosso due pezzi perfetti di stoffa gialla e il giusto tocco di vittimismo e stupidità, ma se l’abito di Marc Jacobs resiste fino alla fine (il product placement perfetto), la silliness e la goffaggine si lacerano avvolgendosi su loro stesse: situazioni senza un attimo di tregua o calma da spiegazione, in cui tutti i personaggi secondari si susseguono senza reale danno o aggiunta ed hanno sostanzialmente lo stesso compito monodimensionale in un album di isteria e chiasso collettivi, facendo sì che Elizabeth Banks attraversi una serie di siparietti praticamente isolati.
Forse proposti con eccessiva fretta, come in una galleria d’immagini scorse con troppa velocità e senza che nessuna riesca ad imprimersi del tutto, poliziotti, spacciatori, rabbini, ragazzini, marpioni e tassisti appaiono solo come ostacoli acidi, tante piccole bombette potenzialmente comiche, che avrebbero potuto essere acute, ma che finiscono con l’essere unicamente stridule, ed immobili nel concetto alla base del titolo americano del film: la mise giusta nel posto sbagliato al momento sbagliato, l’essere «vestita da prostituta» e gli equivoci, gli inseguimenti e le ostilità inscalfibili che ne derivano. Il regista e sceneggiatore non riesce ad andare oltre e ogni cosa è scoordinata e ripetitiva, e basta avere idea dell’esprit e dell’idiozia di cui è capace la Banks, soprattutto in televisione, per sapere che non è lei la causa delle falle macroscopiche della pellicola.
Ennesimo ibrido infine innocuo tra Fuori orario e Una notte da leoni, Una notte in giallo ha alla base un incontrovertibile concetto di incomunicabilità, e la sua protagonista si riduce ad essere una vagante e vagheggiante silhouette gialla incapace di risolversi, macchia e macchietta, mentre le gag non si evolvono e l’unica cosa giusta fino in fondo sembrano le scelte cromatiche.
Voto della redazione:
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