Le Palme d'oro più ingiuste degli ultimi anni? Diverse, da "Il vento che accarezza l'erba" di Ken Loach (che ha battuto Del Toro, Inarritu e Almodovar) a "La Classe" di Laurent Cantet (preferito a "Changeling" di Eastwood e "Gomorra" di Garrone)
Grande fibrillazione per il Festival di Cannes 2015, che si svolgerà dal 13 al 24 Maggio radunando, come sempre, il meglio del panorama mondiale. Quest'anno a decidere i vincitori sarà una giuria capitanata dai fratelli Coen, e speriamo proprio che siano abbastanza lucidi da premiare veramente un film meritevole, giacché negli ultimi anni i verdetti di Cannes non hanno sempre brillato per meraviglia ed esaltazione. Perché va bene sparpagliare i riconoscimenti per i vari film, ma alla fine della fiera l'unico premio che conta veramente a Cannes è la Palma d'oro, mentre di tutti gli altri ci si scorda già nel giro di pochi giorni, confondendoli nella mischia.
Andando indietro nel tempo fino al 2008, lascia ad esempio perplessi la scelta di dare la Palma d'oro a La classe di Laurent Cantet. Con buona pace di Sean Penn infatti, non solo non ci pare assolutamente il miglior film del cineasta francese, ma ricordiamo che gareggiavano in concorso altri titoli sicuramente più meritevoli, da Changeling di Clint Eastwood a Gomorra di Matteo Garrone, passando per Two Lovers di James Gray e Serbis di Brillante Mendoza.
Ingiusto è anche il riconoscimento assegnato a Il vento che accarezza l'erba di Ken Loach, vincitore nel 2006 grazie a Wong Kar-wai. D'accordo che sono veramente diversi anni che ci siamo rotti abbastanza di Loach, ma preferirlo a Volver di Almodovar, Il labirinto del fauno di Del Toro, Babel di Inarritu e Il caimano di Nanni Moretti ci sembra un autentico delitto contro il cinema.
Abbastanza discutibile è anche il verdetto dell'anno prima, che vedeva trionfare L'enfant – Una storia d'amore dei fratelli Dardenne. Non che il film sia di poco valore, anzi, ma i due avevano già vinto la Palma nel 1999 per Rosetta, un'opera praticamente identica a livello di messa in scena e poetica. Di certo, avremmo voluto che la giuria presieduta da Emir Kusturica avesse fatto una scelta più coraggiosa, anche perché le opzioni non mancavano certamente, a iniziare da Three Times di Hou Hsiao-hsien.
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Infine, si è rivelato colpevole pure Martin Scorsese, che nel 1998 decideva di assegnare la Palma d'oro a L'eternità e un giorno di Theodoros Angelopoulos. Massimo rispetto al maestro greco, ma Scorsese ha perso l'occasione di dare il battesimo di fuoco a Thomas Vinterberg, che aveva presentato il bellissimo Festen; con lui, un altro collega danese, tale Lars Von Trier, il quale aveva invece portato in croisette Idioti. E se questi due non dovessero bastarvi, sappiate che erano presenti in gara anche Il buco di Tsai Ming-liang, Paura e delirio a Las Vegas di Terry Gilliam e La vita è bella di Roberto Benigni.
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