Recensione di It Follows | Partendo da un concept agghiacciante, David Robert Mitchell dà corpo alle paure primordiali dell'uomo realizzando un brillante horror esistenzialista che strizza l'occhio alla rivoluzione sessuale e ai videogiochi arcade
C'è una cosa che si trasmette attraverso i rapporti sessuali. Non è una malattia; la cosa cammina, osserva, segue e uccide. È lenta, ma non si fermerà finchè non avrà raggiunto la sua vittima, che in qualsiasi momento, mentre respira, batte le palpebre, dorme, mangia o semplicemente esiste, sarà sempre più vicina al suo destino.
Scritto e diretto da David Robert Mitchell e presentato al Toronto Film Festival 2014, It Follows è un lungometraggio che nasce da un concept tanto essenziale e bizzarro quanto spaventoso, capace di incuriosire e trasmettere una profonda ansia ancor prima della visione. Nell'horror questo si traduce in una vittoria in partenza, tuttavia la vera grandezza del film sta in una serie di impeccabili scelte stilistiche, che sfruttando una scrittura così corposa, riescono a farne un vero e proprio capolavoro che non solo plasma nuove modalità di terrore, ma si tinge di un esistenzialismo volto a esplorare le più profonde paure dell’uomo.
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Tutta la suspense di It Follows ruota attorno al mistero sulla vera natura della cosa e sull’impossibilità di prevedere quando, in che forma e da dove arriverà. A questo scopo Mitchell sceglie di girare gran parte del film servendosi di una prospettiva grandangolare, così da includere nei fotogrammi una maggiore porzione di spazio che evidenzi la straniante ampiezza dell’ambiente in cui l’entità può farsi strada, e quindi la reale portata del pericolo. In questo modo lo spettatore onnisciente, a differenza dei personaggi limitati da una visuale in soggettiva, è condannato ad essere l'unico in grado di percepire il male che si avvicina con esasperante lentezza. Un tipo di approccio ai meccanismi della paura che predilige una tensione psicologica costante e crescente, abbandonando lo standard tipico dell’horror, che tende piuttosto a restringere ed occultare il campo visivo in favore dei colpi di scena improvvisi.
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La fuga è un leitmotiv che la regia di Mitchell non manca mai di mettere in evidenza attraverso espedienti sempre diversi e talvolta insoliti; la colonna sonora affidata al musicista Disasterpeace - già compositore di soundtrack per videogiochi – ne è un esempio. Le musiche sono pesantemente influenzate dalle sonorità 8-bit, che non a caso richiamano le melodie computerizzate dei cabinati arcade degli anni ’80 e il gameplay limitato dell’epoca. Una scelta apparentemente non casuale, che rende automatica l’associazione tra l’incessante vagare dei protagonisti di It Follows e le dinamiche di gioco di celebri titoli come Pac-Man, che su una scala più ridotta ripropongono il concetto del continuo inseguimento senza vie d’uscita.
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Mentre però l’omino giallo fuggiva da fantasmi colorati, la vera natura della cosa è ignota ed impossibile da definire, e il mistero che la circonda è uno degli elementi centrali dell’opera, nonché una delle caratteristiche che ne rendono il concept così inquietante. Ansie giovanili, traumi, HIV, depressione, paura del futuro. L’entità creata da Mitchell si presta ad una lettura su più livelli, tuttavia citazioni degli stessi personaggi e riferimenti letterari sparsi nel film spingerebbero a metaforizzare questo male assecondando un'interpretazione che affonda le sue radici nella paura più primordiale. Ecco allora che l’entità diventa una personificazione della morte che costantemente insegue l’uomo, un memento mori che ricorda un inevitabile trapasso da cui non si può fuggire. Il regista, identificando l’atto sessuale come unica scappatoia temporanea da questo male, mescola il film ad una filosofia pascaliana che - specialmente nel finale - invita a prendere coscienza di questo limite e rassegnarsi ad esso, continuando a vivere intensamente il tempo rimasto.
Horror, thriller filosofico, dramma sociale; It Follows è un lungometraggio dalla natura ampiamente interpretabile ed eterogenea, che si plasma a seconda delle percezioni soggettive o delle paure più inconsce. Solo un elemento rimane invariato: da qualsiasi punto di vista lo si voglia prendere, qualsiasi significato gli si voglia attribuire, il terrore non smetterà di seguirci.
Voto della redazione:
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