Arriva finalmente nelle nostre sale, passando per il festival di Taormina, l’esordio alla regia di uno degli sceneggiatori più talentuosi di Hollywood, Charlie Kaufman, che si avvale del genio di Philip Seymour Hoffman
Se Charlie Kaufman decide di dirigere un film, non c’è nessuna ragione al mondo per perderlo. Se poi si chiama Synecdoche a New York ed è interpretato da uno degli attori più grandi che Hollywood possa ricordare, a maggior ragione. Kaufman ha scritto le sceneggiature dei film di due tra i registi più originali come Michel Gondry (Human Nature, Se mi lasci ti cancello) e Spike Jonze (Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee). Synecdoche New York ha molto a che vedere con i suoi precedenti lavori costituendo quasi una summa di tutte le emozioni e i temi trattati. Fa strano pensare che il film, uscito nel 2008 negli Stati Uniti, esca a quasi 6 anni di distanza in Italia solo per omaggiare Philip Seymour Hoffman, morto all’età di 53 anni lo scorso febbraio. Un’opera postuma che rappresenta quasi il testamento artistico di un attore brillante ed enigmatico, secondo Kaufman “un esploratore dell’ambiguità umana”. Synecdoche New York è quasi amaramente profetico poiché il protagonista, interpretato da Hoffman, è ossessionato dall’idea della morte imminente. Attraverso le pagine de Il Corriere della Sera, Charlie Kaufman ha sottolineato come nel film siano presenti tutte le ossessioni, le ansie e le paure di Hoffman, una pellicola che è necessario vedere più volte per riuscire a penetrare tutti i significati profondi e i sentimenti reconditi. Una complessa varietà di tematiche che solo un abile narratore come Kaufman, da vero cineasta postmoderno, riesce a trattare senza sbavature: dalla solitudine alla depressione, dalla sofferenza alla morte, dalla separazione all’isolamento.
Il titolo, già indicativo della complessità narrativa del film, è il frutto della commistione tra la città di Schenectady, New York, dove è ambientato, e la sineddoche, ovvero quella figura retorica che consiste nella sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo una relazione di vicinanza. Il protagonista, Caden Cotard (Philip Seymour Hoffman) è un regista teatrale sposato con una pittrice, Adele (una bravissima Catherine Keener, che ha precedentemente lavorato con il regista), dalla quale ha una figlia di quattro anni, Olive, curiosa e leggermente asfissiante. Un rapporto in crisi quello tra i due coniugi, costretti a correre ai ripari per evitare la separazione andando in terapia di coppia. Che la rottura sia inevitabile è però immediatamente comprensibile quando Adele confida alla terapista di aver fantasticato sulla morte del marito. Così, con la scusa di un viaggio di lavoro a Berlino, Adele decide di partire da sola con la figlia e pensa bene di non tornare più. Quest’abbandono ferisce profondamente Caden che affronta non solo una crisi sentimentale, nonostante diverse donne (interpretate da Samantha Morton, Jennifer Jason Leigh e Michelle Williams) animino la sua vita amorosa, ma anche artistica. Di fatto, dopo aver messo in scena Morte di un commesso viaggiatore, gli viene offerta un premio in denaro per realizzare il suo capolavoro. Ma Caden, poco presente in se stesso, sempre in bilico tra realtà e finzione, non ha idea di come realizzare questo spettacolo, che scopriamo 16 anni dopo essere ancora in via di definizione. Il tempo infatti assume un ruolo strategico poiché ha un andamento irregolare che rende sempre più difficile distinguere il sottile filo tra realtà e finzione (le persone cambiano, invecchiano e muoiono da un momento all’altro, all’improvviso).
Dunque Kaufman ha realizzato un’opera ambiziosa, maestosa ed assoluta, mettendo in scena una vera e propria via crucis psicologica del protagonista, allegoria del tormento esistenziale del regista e del suo indimenticabile interprete. La fotografia di Frederick Elmes (La mente che cancella) e le musiche di Jon Brion (vincitore di un Grammy per le soundtrack di Se mi lasci ti cancello e Magnolia) sono la ciliegina sulla torta su questo mosaico perfettamente costruito. Un film d’élite in cui lo sceneggiatore è finalmente libero di dare libero sfogo alla propria creatività. Lacerante, sofisticato, visionario e per questo irresistibile. Dopo l’anteprima nazionale al Festival di Taormina, Synecdoche New York uscirà (finalmente) nelle nostre sale il 19 giugno 2014, distribuito da BIM.
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