The Fabelmans di Steven Spielberg, ovvero l'eredità del falsario di Hollywood
The Fabelmans di Steven Spielberg, ovvero l'eredità del falsario di Hollywood
The Fabelmans di Steven Spielberg, ovvero l'eredità del falsario di Hollywood...
La consegna del testimone arriva quando giungiamo al sospirato incontro in quel di Hollywood (Holy Wood, ovvero legno sacro, bosco sacro... luogo deputato dell'esoterismo che domina nell'industri dello spettacolo): Steven Spielberg ancora ragazzo incontra John Ford che soggiorna in uno degli studi di Hollywood... Uno dei padri del cinema americano alla fine della sua carriera, visto che nella stanza antistante vediamo la locandina di uno dei suoi ultimi film L'uomo che uccise Liberty Valance, di cui peraltro vediamo anche in un'altra scena in programmazione in una sala cinematografica... Ebbene se non è questa la messa in scena di un passaggio di testimone... Uno dei padri del cinema americano di frontiera, John Ford, per quanto osannato, è il regista che ha traghettato le ombre della strage degli indiani con i cowboys trasformati in eroi...
Forse nella disquisizione sugli orizzonti nell'inquadratura legati all'interesse di una scena, Ford avrebbe dovuto pensare a come morivano i personaggi indiani... In secondo piano o lontano, poco visibili, al contrario dei suoi eroi.
Purtroppo la mistificazione iniziata con i vari Griffith e Ince, tra simbologie controverse e manipolazione varia è continuata con il cinema più classico americano, che poi attraverso l'escamotage dei generi, ha fatto il resto.
Steven Spielberg in questo caso ci mette la faccia davvero. Prima del film si rivolge allo spettatore e lo ringrazia perché questo è il suo film più intimo, più autentico. Se lo prendiamo alla lettera, è proprio così, perché finalmente ci dice come stanno le cose. Il cinema è l'arte della menzogna, l'illusione che può tutto. Lo vediamo anche quando il giovane Spielberg riprende i suoi compagni di college alla annuale festa sulla spiaggia, laddove trasforma le loro azioni in potenti simboli di personaggi buoni o cattivi o quasi mitologici. Basta un ralenti, un dettaglio, ed è fatta.
Il cinema di Steven Spielberg è stato sempre una grande illusione, da pochi giorni è passata la notizia che a causa del suo noto film Lo squalo, il povero animale è stato cacciato a dismisura in quegli anni, proprio per l'immagine che Spielberg aveva creato sullo schermo. Un esempio di grande potenza manipolatoria. Ed Hollywood ha poi sempre voluto bene a Spielberg, grande illusionista e con la bandiera a stelle e strisce sotto braccio, basti pensare a opere come Salvate il soldato Ryan.
Il cinema di Steven Spielberg ha cercato sempre la manipolazione nella messa in scena e appare davvero interessante che in questo suo film si renda conto del tradimento della madre, durante una seduta di montaggio... Il cinema può lasciare vedere comunque, al di là del controllo del regista...
Del resto il nome della famiglia ("Fabel" "man") lascia intendere la creazione di favole da parte dell'uomo, ma ciò non basta alla vita reale che deve passare attraverso un altro tipo di verità, quella dell'egoismo personale e dell'immaturità del cuore.
I tre personaggi principali ovvero Sammy, suo padre e la madre sono tutti ossessionati dal proprio ego e andranno avanti su questa strada... Lo dice anche il padre quando alla fine rinuncerà a non opporsi più alla decisione del figlio di fare il regista... Peccato per gli altri personaggi come le sorelle, lasciate in ombra e mai messe a fuoco.
Il film comunica le tensioni famigliari e poi le giustifica come arte col bizzarro personaggio dello zio che lavora in un circo e spiega tutto al giovane Sammy.
Ne esce malissimo anche l'universo femminile, tra la madre immatura e poi una prima fidanzata che sembra una caricatura con la sua fissazione su Gesù...
Insomma, il cinema di Steven Spileberg, dall'alto della sua innegabile capacità tecnica, si autodenuncia per la sua imperdonabile immaturità/ingenuità di essere umano. Ma questa debolezza non è un difetto, per cui, almeno dal punto di vista del cuore, questo rischia di essere il suo film più autentico, e del resto lo afferma lui stesso...
Voto della redazione:
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