Ritratto di Andrea Caramanna
Autore Andrea Caramanna :: 23 Dicembre 2020
Locandina di The MIdnight Sky

The Midnight Sky è arrivato oggi, 23 dicembre, su Netflix. Stupore e malinconia per uno dei film di fantascienza hollywoodiani più anti Hollywood di sempre o almeno negli ultimi anni: merito di un George Clooney attore e regista più lucido che mai

Più lucido di così non poteva essere un film di fantascienza che perde di colpo ogni idea isterica di "potenza", "sogno", "vittoria". Ci si può, in effetti, sbizzarrire  in tutte le direzioni con questo "tecnicamente" ennesimo blockbuster. Perché la ricostruzione delle scenografie con l'astronave Aether (non a caso è Etere, quintessenza per Aristotele, e non sarà stata scelto a caso questo nome) in missione verso K23, uno dei satelliti di Giove, è assolutamente perfetta. In totale eredità della iconografia che è iniziata tanti anni fa con Alien, specie gli interni sono un po' sempre gli stessi, ma è la fluidità che colpisce e rende spettacolare quasi ogni scena...  

Eppure è la drammaturgia a fare il suo lavoro in questo film: siamo agli sgoccioli, il sogno delle missioni spaziali è finito, o è reso ben vano dallo stato di fatto della terra. Il casus belli di questo autentico film intelligente, che mette davanti a tutto l'ipocrisia disumana che ha portato allo sfacelo un intero pianeta.

Dall'altra parte Clooney ha fatto una scelta ancora più forte: non ci fa vedere la terra in agonia, le uniche immagini sono quelle del territorio artico dove si aggira il protagonista Augustine Lofthouse (e non si poteva che chiamare non tanto simbolicamente che così: cioè "perdita della casa") e della Terra vista dallo spazio, ma non è più la bella sfera luminosa azzurra con le nuvole bianche... Quindi non il solito film apocalittico dove vediamo le varie tappe di distruzione. Qui tutto è già avvenuto, già perduto per sempre e non ci sono tante possibilità né ipotesi, né d'altra parte si descrive con dettagli cosa sia realmente accaduto sulla terra.

Allora possiamo comprendere che tutto il film è una smisurata drammaturgia dello status emotivo dell'uomo di oggi: non riesce più a vedere la stessa illusione del futuro e le missioni spaziali erano la punta dell'iceberg dell'immaginario distorto della conquista che era iniziata con l'alba dell'uomo, passando per il sogno americano e quello globalista.

Adesso tutto è chiarissimo per Clooney che si limita a fissare in ogni personaggio tutti gli squilibri del loro essere. Bellissima anche una conversazione finale, che non dettagliamo più di tanto per non rovinare il finale, laddove si parla di senso della vita e propensione al sacrificio dettato sempre da quell'ideale che dovrebbe interessare e regalare il progresso a tutta l'umanità, tematica che peraltro riguarda il protagonista Augustine nella parte giovanile della sua vita quando rifiutò l'amore di una donna.

Ma tutto ciò è ormai finito, passato, in Midnight Sky, come suggerisce il titolo si può solo guardare il cielo di mezzanotte, il riferimento è ancora alla casa, laddove si vede il cielo stellato e la stella Polare, l'astro che ti riporta a casa, non ti fa perdere... Tutto il film è dunque un auspicio di una possibilità di iniziare da qualche altra parte, e perché no su K23, il satellite di Giove, un nuovo cammino per l'umanità, là dove sono sufficienti il profumo di un pino o i colori del cielo e non le brame distorte della società che conosciamo: allusioni alla situazione di oggi? Beh, possibile, ma tutto il film è in uno stato di arrendevolezza. Anche le musiche di Desplat non cercano mai l'enfasi, piuttosto si mantengono su un registro fortemente drammatico e la scrittura di Mark L. Smith (Revenant, The Hole) si focalizza in perfetta sintonia sul denso significato dello script, più basato sugli aspetti umani, invece che sull'action, qui ormai completamente relegata in un angolo.

The Midnight Sky trailer Netflix

Voto della redazione: 

4

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