Recensione di Romeo & Juliet di Carlo Carlei con Hailee Steinfeld e Douglas Booth: Ennesima versione del classico shakespeariano, in salsa young adult e proposta senza un'impronta di stile, di originalità e, soprattutto, di passione
La storia d’amore più celebre di tutte, quella delle “gioie violente che hanno fini violente”, ormai divenuta brand dalle innumerevoli versioni e rifacimenti, riadattamenti e rielaborazioni, teatrali, fumettistiche, e soprattutto cinematografiche (dall’apice di Baz Luhrmann al recente cartoon formato nani da giardino), torna sui nostri schermi con un prodotto che dopo continui rinvii (è datato 2013) arriva appositamente per consumarsi a San Valentino. Si tratta di Romeo & Juliet secondo Carlo Carlei, regista che frequenta più le fiction tv rispetto al cinema (anche se il suo lungometraggio anni '90 La corsa dell’innocente fu candidato al Golden Globe come miglior film straniero).
Questa ennesima versione della love story distrutta dalla diatriba familiare mantiene quasi intatto (e fatta eccezione per una piccola variazione finale) lo script della tragedia shakespeariana, ambientazioni comprese (girato fra Mantova e Verona), ma è inscindibile da una forma young adult che lo fa assomigliare a teen drama come Reign, benché fortunatamente distante dal delirio trash. O quasi, causa il cast più schizofrenico che il cinema ricordi: se la Capuleti viene interpretata dalla fresca Hailee Steinfeld, lanciata dai fratelli Coen, il bel faccino Montecchi è l’incredibilmente inespressivo Douglas Booth (ora nelle sale con Jupiter Ascending), e nelle vesti di Tibaldo troviamo l’Ed Westwick di Gossip Girl, palesemente convinto di essere ancora nei panni di Chuck Ba(da)ss. Ci sono poi l’attrice feticcio di Mike Leigh (!) Lesley Manville, Paul Giamatti improbabile frate, il villain di Homeland Damian Lewis papà Capuleti, Laura Morante (!!) come Lady Montague, il vontrieriano Stellan Skarsgård principe di Verona, mentre il bravo Kodi Smith-McPhee è Benvolio (il più convinto e convincente).
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Il fatto è che la trasposizione, appoggiandosi pedissequamente al testo capolavoro ed epocale, pare illudersi di essere funzionale e funzionante conseguentemente, e per luce riflessa, giacché Carlei non aggiunge assolutamente nulla alla storia: la pellicola manca, infatti, totalmente di un’impronta personale, di stile, di intenzione, di passione per il narrato, di volontà di donargli nuova linfa. Tra Giulietta che entra in scena al ralenti e le beghe tra gli sbarbatelli recitate come ripicche liceali, il déjà vu si colora insistentemente di noia e inconsistenza.
Non brutto, Romeo & Juliet, quanto insignificante; e, soprattutto, non necessario.
Voto della redazione:
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