Recensione di Una folle passione | L’amore malato e doloroso di Jennifer Lawrence
Recensione di Una folle passione: Susanne Bier riunisce la coppia Bradley Cooper e Jennifer Lawrence portando in sala il romanzo di Ron Rash, malgrado l’ottimo materiale d’origine il risultato è sterile, privo della forza elegiaca del libro
In principio fu Ron Rash che nel 2008 scrisse Serena e l’anno seguente arrivò tra i finalisti del PEN/Faulkner Award for Fiction (uno dei tre premi più importanti per la narrativa riconosciuti in America). Due anni più tardi “Il cigno nero” Darren Aronofsky fu chiamato insieme alla Jolie per dirigere la trasposizione cinematografica del romanzo, ma il progetto non giunse mai a destinazione; infine, quando sembrò che tutto fosse ormai storia antica, arrivò dalla Danimarca la premiata all’Oscar Susanne Bier (In un mondo migliore, 2010). Così Serena, trasformato in Italia in Una folle passione, dopo un tour preparatorio di quattro anni raggiunse le sale: sorretto dal materiale macbethiano di Rash (vedi la brama di potere), guidato da una rodata regista di realtà drammatiche e interpretato dalla riuscita coppia di scoppiati di Silver Linings Playbook Bradley Cooper e Jennifer Lawrence.
La storia degli sposi Pemberton accecati dall’ambizione e dall’amore, pur ambientata nel 1929, è un attualissimo esempio di amoralità e di viltà umana nel quale ci sono gli affari (del legname), ci sono due sposini che vi si dedicano con ostinata perizia, c’è il loro lussuoso sogno in Brasile che ha sul collo il fiato dell’imminente depressione economica e c’è la relativa empia condotta di chi vuole prendersi tutto… avvelenando la propria integrità e andando contro ogni rispetto umano. I veloci tagli che all’inizio raccontano la passione tra i due sono quindi ottime premesse alle ambiguità sotterranee dei personaggi, fanno sperare che gli sviluppi oscuri e malati della coppia siano il piatto forte del film; in un certo senso la Bier cerca di restare fedele alla tempra letteraria remando verso l’ascesa alla corruzione (personale e finanziaria) della coppia.
Dopo la mezz’ora però le presentazioni si rivelano sporadici tasselli interessanti cuciti sotto il nebbioso manto delle Smoky Mountains e, più che offrire una buona aderenza al libro, ne disegnano uno sterile aborto. Non è un problema di incoerenza con la pagina scritta, ma di mancanza di verosimiglianza, dell’intenzione di sostituire la subdola natura dei personaggi originali con un obiettivo sentimentale languido e opaco. Il paesaggio, i bei costumi, persino i colori si mettono al servizio di questo amore vulnerabile e omicida, gli interpreti sono nei ruoli (la Lawrence in particolare tira fuori un’impetuosa rabbia di lacrime e di vendetta), ma sono obbligati a seguire una narrazione inconsistente, senza uno scopo sensibile, né un soundtrack attraente. Il nucleo di follia passionale finisce col fare da contraltare alla ferina logica del romanzo e disegna un cambiamento di rotta (leggi redenzione hollywoodiana) quanto mai infruttuoso.
[Leggi anche: Jennifer Lawrence: le sue 5 interpretazioni che forse non conoscevate]
Oltre agli sguardi attoniti di chi medita nelle notti insonni Serena meritava il coraggio di essere compreso nel suo pessimismo, nella sua strisciante metamorfosi di ferocia. Qui c’è soltanto un realismo spoglio e inefficace.
Voto della redazione:
Altri articoli che possono interessarti
Per condividere o scaricare questo video: TV Animalista
Facebook Comments Box