Ritratto di Alice Grisa
Autore Alice Grisa :: 10 Ottobre 2016

Avete presente le commedie romantiche ambientate nei pressi dell'altare? Ecco cinque matrimoni diversi in cinque film imperdibili

Quattro matrimoni e un funerale

Fedi, abito bianco, velo, fiori, damigelle, testimoni, ricevimento, torta, sposi, genitori, amici, addii sono le carte che il cinema mescola e rimescola in tante chiavi di lettura. Nessun film sul matrimonio è uguale all’altro e, se le spose hollywoodiane sono tutte Plaza e isteria, quelle inglesi rispondono con Cappellai Matti, tè e black humor.

La wedding-comedy è un sottogenere della rom-com in una library vastissima in cui il matrimonio, insieme al pizzo e al tulle, fa sfilare le insicurezze delle generazioni in trasformazione, così “young” rispetto ai predecessori in bianco e nero e, allo stesso tempo, così pronti a ripeterne le immancabili marchiatissime tradizioni. Il filone wedding è più strutturato ed esteso di quanto si immagini. Ogni autore utilizza lo spunto potente delle nozze per dire qualcosa che spesso gira intorno al “tema apparente” per parlare di caducità della vita, reiterazioni cicliche, insicurezze esistenziali e di società che cambiano. E l’happy ending? Potrebbe essere unconventional e spostato di baricentro rispetto al classico di sapore disneyano. Ecco cinque punti di vista cinematografici sul matrimonio.

1- QUATTRO MATRIMONI E UN FUNERALE (1994): lucido e spietatissimo, lirico e crudele. Mike Newell e Richard Curtis, inclini (per fortuna) al cinismo più spinto, scrivono dialoghi fulminanti e battute fresche. Tutto geniale, tutto molto vero. Finché il single d’oro Hugh Grant, sedotto e seduttore, abbandonante e abbandonato, capisce perché tutti, alla fine, cercano qualcuno da amare. E lo capisce, ironia della sorte, durante un funerale. Finale capolavoro, dopo vent’anni è un vero cult sotto la pioggia.

2- IL MATRIMONIO DEL MIO MIGLIORE AMICO (1999): molto più di una friendzone. Una doppia/tripla friendzone incrociata mentre Julia Roberts prova a spiegare qualcosa della vita analizzando la differenza tra gelatina e crème brûlée. In realtà non ha capito niente. E il matrimonio è un giro di boa dolorosissimo, che impone alla Cenerentola peterpaniana di crescere e abbandonare i propri punti di riferimento. Uno sfacelo totale che fa rimpiangere alla ruspante Julienne di aver intrapreso la gara, perché lei il suo migliore amico non può riprenderselo. Ma c’è uno spiraglio di sole: pur senza matrimonio e pur senza sesso, a Cenerentola rimane almeno il ballo.

3- SCANDALO A FILADELFIA (1940): dialoghi brillanti, bianco e nero che scintilla, Katherine Hepburn che fa faville mentre Cary Grant è un giornalista scandalistico. Tra un matrimonio e l’altro, l’immenso George Cukor racconta un possibile cambio di mentalità (nella società aristocratica, ovvio) in cui una ragazza viziata e capricciosa salta da un matrimonio all’altro con disinvoltura e anche una patina glam. Qualcosa sta cambiando nel mondo? L’ordine si sta sgretolando in favore di una chiassosa anarchia? È bello illudersi, ma non è così. E chi conosce il finale lo sa.

4- LE AMICHE DELLA SPOSA (2011): Annie ha quasi quarant’anni ma nessun uomo serio si vede all’orizzonte, oltre la testata del letto. Per fortuna Annie può contare sulla sua amica del cuore Lillian… finché questa non riceve un anello e una proposta di matrimonio. Il piccolo mondo di Annie si sgretola, come si sgretolano le sue certezze: il bisogno di un uomo, la sofferenza tra conformismo e anticonformismo, la ricerca della stabilità e tutte quelle imperfezioni (rispetto alla rivale Helen, aspirante al suo ruolo di damigella d’onore) che mettono in discussione qualunque cosa. Tra incidenti grotteschi, scene demenziali e arrabbiature, Annie si rende conto di una cosa, a prescindere dal femminismo che vuole affermare la donna single e nubile come modello vincente. Nessun uomo ti salva, devi farlo da sola. Per fortuna!

5- SE SCAPPI TI SPOSO (1999): cosa succede se una sposa indossa un paio di scarpe da tennis? Il film, prolungamento concettuale (e commerciale) di Pretty Woman, ripropone Julia Roberts e Richard Gere (nonché il regista Garry Marshall) nella storia di una sposa che non riesce a sposarsi. Perché scappa sempre. Ike, giornalista newyorchese, deve indagare nella vita della campagnola Maggie, la sposa in fuga, a cui si avvicinerà sempre più nella dialettica della commedia screwball.

Casomai - Il discorso sul matrimonio

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