Il piano-sequenza è una tecnica di ripresa usata dai migliori registi. Birdman, Nodo alla gola, Quarto Potere, Week-end sono solo alcuni dei film girati con questa modalità
Qualcuno ha detto che agli Oscar 2015, più che un gigantesco uomo-uccello, supereroe decaduto, a trionfare è stato il piano-sequenza. Si tratta di una tecnica registica che cerca di racchiudere una sequenza nella stessa inquadratura. André Bazin nei suoi studi la esaltava perché, a suo parere, era l’unico modo per riprodurre la realtà senza montaggio, artificiosità e tecniche di postproduzione. I teorici della Nouvelle Vague ma anche del Neorealismo apprezzavano il piano sequenza come “tecnica pura” e, con il passare del tempo, rimane una scelta sofisticata e quasi sempre applaudita, anche perché richiede un’abilità speciale. L’effetto di solito è sorprendente (o, per alcuni, noioso e abbastanza “teatrale”). Ecco alcuni film memorabili per l’uso della tecnica, girati da Orson Wells a Alejandro González Iñárritu.
1- QUARTO POTERE (1941): Orson Welles cambia il cinema con questo capolavoro del 1941 in cui usa deliberatamente la profondità di campo e, rivoluzionarmente, il piano sequenza. La scena iniziale parte iniziale di “Quarto potere”, è una ripresa no-stop, omogenea e consquenziale, che inizia con la mezza figura della madre di Charles che si affaccia alla finestra e parla con il figlio. Orson Welles distrugge il convenzionale découpage e riparte con una nuova era.
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2- NODO ALLA GOLA (1948): Hitchcock avrebbe voluto realizzare questo film con un unico piano sequenza sui due studenti forse omosessuali che commettono un delitto per noia, nel migliore mood di black humor del maestro. Ma le tecniche dell’epoca non lo consentivano e il regista si è accontentato di spezzare la scena in 8 piani sequenza. Ma i tagli non si vedono: Hitchcock ha sfruttato delle superfici nere per creare quell’impossibile amalgama.
3- WEEK-END (1967): Jean-Luc Godard racconta la storia di una donna che aspetta l’esito delle analisi mediche durante un lungo weekend. Il tempo frantumato e lo spazio alienato vengono raccolti dal genio francese che realizza una lunga inquadratura in piano sequenza del traffico, della coda di macchine che termina con un incidente.
4- ARCA RUSSA (2002): Aleksandr Sokurov gira in digitale, senza montaggio, senza stacchi, un’opera ambientata completamente all’Ermitage di San Pietroburgo. La storia è una soggettiva di un protagonista non identificato che si trova nel Palazzo d'Inverno, vecchia casa degli zar e ora museo. Con lui, come una guida, un diplomatico francese dell'ottocento, il marchese Astolphe de Custine.
5- BIRDMAN (2015): Iñárritu non ha girato un solo piano sequenza ma diversi, fondendoli e montandoli insieme. “Noi viviamo le nostre vite senza la possibilità di fare un montaggio, ma in attesa” così il regista ha spiegato l’uso del piano sequenza. Il suo (anti)eroe è una stella che ha perso le sue ali e che si muove in un labirinto allucinogeno di persone, suggestioni, ipocrisie, possibilità. Un gioiello che ha meritato l’Oscar.
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