Ma esisterà poi qualcosa di più evocativo, al cinema, dell'ossessione amorosa? A vedere certi capolavori come "Les amants du Pont-Neuf" di Leos Carax ed "Ecco l'impero dei sensi" di Nagisa Oshima, sembrerebbe proprio di no
Ma esisterà poi qualcosa di più evocativo, al cinema, dell'ossessione amorosa? A vedere un capolavoro come Les amants du Pont-Neuf, sembrerebbe proprio di no. Trattasi, con tutta probabilità, del film più immenso e irraggiungibile degli anni '90, l'esplosione massima della poetica caraxiana (ben prima di Holy Motors, e in maniera più toccante, reale, dolorosa, totale), che ancora una volta usa il suo alter-ego Denis Lavant per raccontarci di un reietto che si aggrappa all'amore come ultima/unica possibilità per sorridere e riuscire a dormire senza iniettarsi eroina per colazione. L'amore non è solo salvezza e quindi ossessione, ma anche ubriacatura molesta e catarsi esistenziale. Per sempre dipendenza.
E quando l'ossessione devia nella più pericolosa pazzia, ad arrivare in scena è Attrazione fatale, forse il miglior film di Adrian Lyne, che per l'occasione ha spaventato praticamente tutti gli amanti del sesso occasionale con un funzionalissimo thriller in cui un povero malcapitato (Michael Douglas) viene perseguitato maniacalmente dalla donna che si è portato a letto la sera prima (Glenn Close, allucinante in bravura). Questo, nel 1987, quando la parola stalker forse nemmeno esisteva.
L'ossessione amorosa, seppur deviata verso altri territori, è anche al centro dell'ottimo Misery non deve morire, trasposizione dell'omonimo romanzo di Stephen King girata nel 1990 da Rob Reiner. E l'amante, stavolta è addirittura immaginario (il personaggio di un libro), la cui morte susciterà l'incontrollata pazzia dell'immensa Kathy Bates, che per il ruolo è stata insignita dell'Oscar e del Golden Globe come Miglior Attrice.
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Infine, non possiamo non citare quello che è forse il titolo più emblematico, l'ossessione amorosa più ossessiva fra tutte le ossessioni amorose, e stiamo parlando di Ecco l'impero dei sensi, capolavoro targato 1976 di Nagisa Oshima in cui due amanti vengono incatenati dalla loro assuefazione sessuale, che si trasforma da atto di puro piacere ad autentica e incurabile malattia che logora e consuma fino all'inevitabile incontro tra eros e thanatos. E nei nostri occhi, solo immagini indelebili dall'indescrivibile forza evocativa.
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