Il regista londinese con base ad Amsterdam dichiara che molte persone remavano contro il suo progetto di denuncia razziale "12 anni schiavo", che ha trionfato agli Oscar. McQueen ai prepara a tornare, intanto, sul tema della sessualità maschile
Steve McQueen, regista londinese del pluripremiato agli Oscar 12 anni schiavo, ha dichiarato che molte persone si erano opposte al progetto del film che avrebbe poi trionfato agli Academy. McQuenn ribadisce che la maggior parte della gente preferisce chiudere gli occhi su certe tematiche e non guardare cosa si cela dietro determinate questioni sociali e razziali. Il regista aveva già precisato, del resto, che essere stato il primo afroamericano a portare a casa un Oscar come Miglior Film non avrebbe portato ad alcun cambiamento né conseguenza, come se il suo sublime messaggio non godesse dell'interesse necessario per durare nel tempo.
La sua commovente storia di un libero newyorchese, Solomon Northup, rapito e venduto nel vergognoso giro della schiavitù nel profondo Sud degli Stati Uniti ha trionfato anche come Migliore Sceneggiatura e per l'interpretazione di Lupita Nyong'o, premiata con la statuetta come Migliore Attrice non Protagonista.
Le parole di McQuenn sono arrivate durante un'intervista con il magazine FT Weekend: "Alcune persone non volevano vedere il film realizzato (...) - e quando gli è stato chiesto se lui era in grado di comprenderne il motivo - Certo, la gente non vuole aprire gli occhi su certe delicate situazioni... preferisce andare avanti con la propria vita, non interessarsi agli orrori che si nascondono dietro certe notizie e pagine di storia".
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Il regista, nativo di Londra e che ora vive e lavora ad Amsterdam, ha dichiarato anche che il suo desiderio sarebbe ritornare ai temi della sessualità maschile già esplorata nel precedente lavoro, Shame. McQueen sente che il suo messaggio, iniziato con questa pellicola di successo, non si è esaurito e che sia veramente ora di ritornare sul pezzo e raccontare qualcosa per completare il suo pensiero creativo: "Così tante decisioni importanti nel mondo sono fortemente legate agli appetiti sessuali di uomini importanti. E non importa se si tratti di John Fitzgerald Kennedy, Bill Clinton o Martin Luther King, questo è quello che siamo ed è parte di noi. Ma qualche volta le persone sono imbarazzate dai loro stessi piaceri".
Qualcosa bolle in pentola, quindi, nella mente brillante di uno dei più brillanti registi del mondo. Sicuramente la questione della sessualità è meno prevedibile della denuncia della questione razziale, che ancora oggi viene, però, clamorosamente ostacolata.
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