Nuove dichiarazioni dal controverso regista Lars Von Trier, che sostiene di essere in un periodo di depressione e lacrime. Ciò nonostante, continua comunque a lavorare sul suo prossimo progetto, la serie tv "The House That Jack Built"
Lars Von Trier ancora immerso nella depressione. A rivelarlo è lui stesso in un’intervista rilasciata a Peter Schepelern dell’Università di Copenaghen, poi trascritta e tradotta dal portale Cineuropa. Pochi mesi fa ha annunciato al mondo di essere alcool-dipendente, ma per quanto stia frequentando le riunioni degli Alcoolisti Anonimi da allora, la felicità sembrerebbe proprio ancora un miraggio: “Bevo moderatamente, ma forse non abbastanza moderatamente. Per il momento mi sento molto giù, piango e piango... sì, sono un uomo sensibile”, ha spiegato il controverso autore, che eppure è pronto per lanciarsi definitivamente nel suo nuovo progetto, The House That Jack Built, serie tv in 8 episodi che racconterà di efferati crimini dal punto di vista di un serial killer. Produce la Zentropa, attualmente in cerca di una star internazionale nel ruolo del protagonista. Chissà che Von Trier non trovi una particina anche al professor Schepelern, al quale si rivolge così: “Posso usare le sue mani nel ruolo delle mani dell’assassino? Sono pelose in una maniera interessante”.
Un’altra delle ultime rivelazioni del cineasta riguarda invece il suo atteggiamento anti-cinefilo di non vedersi più i film degli altri. “Da quando ho iniziato la mia carriera di regista, per principio ho smesso di vedere altri film. Perché la cosa peggiore sarebbe che mi piacessero”. L’eccezione, però, arrivò nel 1999, anno dell’epocale Matrix dei Fratelli Wachowski. “Sì, ho visto Matrix, ed era fottutamente bello. Ma il problema è che ora non sono più capace di girare scene d’azione al rallentatore".
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Per il momento, tra cure disintossicanti e una promessa alla moglie di non insultare gli arabi (!!), Lars sta cercando di ultimare la sceneggiatura di The House That Jack Built. Non ci è ancora concesso sapere quando inizierà esattamente la produzione, in quanto i tempi di Von Trier possono variare di molto a dipendenza del suo umore. Di certo, ha già precedentemente dichiarato di essere in grande difficoltà artistica quando è lontano dalle sostanze: sotto lo stimolo di eccitanti ha girato Dogville nel giro di soli 12 giorni, mentre per l’ultimo Nymphomaniac, realizzato in condizioni di semi-sobrietà, ci ha messo ben 18 mesi.
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