Ci lascia a 65 anni la grande regista belga Chantal Akerman. Tra le sue pellicole, l'iper celebrata "Jeanne Dielman, 23, quai du commerce, 1080 Bruxelles", autentico punto di riferimento per tutto il cinema indie a venire
Lutto nel mondo del cinema: ci lascia, a 65 anni, l'amatissima regista belga Chantal Akerman, che negli anni '70 ha contribuito a rendere grande il cinema europeo più incline a esperimentazioni narrative e formali, fortemente influenzata da autori statunitensi come Michael Snow e Stan Brakhage. A nascere sono pellicole che godono di un'assoluta libertà, fuori da ogni possibile standard del mainstream o dalle convenzioni dettate dall'industria regnante.
L'affermazione nel 1975, anno di Jeanne Dielman, 23, quai du commerce, 1080 Bruxelles, 201 minuti di ipnotica e suggestiva contemplazione divenuti poi un imprescindibile punto di riferimento per tutti i cinefili in perenne ricerca della visione alternativa. Autori come Todd Haynes o Gus Van Sant si sarebbero dichiarati dei fan sfegatati della pellicola, mentre Le Monde e il New York Times hanno addirittura parlato del “più grande capolavoro femminile della storia del cinema”.
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Nel corso dei successivi decenni, l'autrice sarà invitata dai maggiori festival internazionali: tra gli altri, nel '89 a Berlino per Histoires d'Amerique, nel '91 a Venezia con Nuit et Jour, nel '96 al Karlovy Vary per Un divan à New York, fino ad arrivare all'ultima edizione di Locarno, dove figurava, in concorso per il Pardo d'oro, No Home Movie. Un'attività, quella di regista, a cui la Akerman affiancava volentieri l'insegnamento alla European Graduate School, in Svizzera, e una carriera collaterale come video artista. Tra le sue numerose esposizioni, possiamo ricordare quella avvenuta alla Biennale d'Arte nel 2001.
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