Ambientato in una società distopica, The Zero Theorem di Terry Gilliam vede un programmatore di computer alle prese con un incarico folle: dimostrare che la vita non ha senso. Protagonista Christoph Waltz, con Matt Damon e Tilda Swinton
Ambientato nella realtà alternativa di un futuro prossimo, The Zero Theorem, l'ultima folle avventura di Terry Gilliam, vede un programmatore di computer che vive recluso con il suo lavoro e la sua routine quotidiana. La sua solitudine è tanto continuativa quanto soddisfacente dal punto di vista lavorativo: l'uomo, infatti, non esce mai di casa per lavorare, fino a che la sua vita scandita regolarmente è sconvolta da una serie di personaggi ed eventi. Questi fulmini a ciel sereno sono rappresentati da una ragazza squillo da sogno, un giovanissimo hacker e un incarico interlocutorio affidatogli da "Management" (Matt Damon), cioè dimostrare che la vita è priva di senso.
Il film del settantatreenne regista è stato presentato all'edizione 70 del Festival di Venezia ed è uscito nelle sale britanniche il 14 marzo 2014, mentre non è definita ancora la data negli Stati Uniti. Il film fu scritto da Pat Rushin e abbraccia tutti i cliché stilistici di Terry Gilliam, come lenti grandangolari, angoli di camera inclinati, scenografia e oggettistica surreali e set dalle soffittature altissime; così come ricama intorno alle tematiche care al regista: la linea sottile tra realtà e fantasia, il passato e il presente, l'ordine e l'indipendenza.
Nella forma, nel contenuto e nei toni il film ricorda il capolavoro di Gilliam del 1985, Brazil, un paragone che porta inevitabilmente al potere dei media e della società distopica. Il film è in cantiere addirittura dal 2009 e il ruolo del protagonista era originariamente pensato per Billy Bob Thornton e quello della figura di Management per Al Pacino; anche Jessica Biel era a bordo del vecchio progetto. Il regista ha dichiarato che The Zero Theorem è il capitolo conclusivo del "trittico orwelliano" iniziato con il sopracitato Brazil e proseguito con L'esercito delle dodici scimmie. La colonna sonora, affidata al compositore britannico George Fenton, è definita come un fantasma, un personaggio aggiunto invisibile.
L'ispirazione per lo script venne all'autore dopo aver letto il Qoelet, o Ecclesiaste, uno dei 24 libri del Tanakh, la Bibbia ebraica. Il libro, oscuro e pessimista, è articolato su una serie di riflessioni sul senso della vita e su quanto influisca in realtà fare del bene o fare del male. Il nome del protagonista è chiaramente un omaggio al titolo, Qohen Leth.
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