Il candidato democratico alle primarie ha accusato l’industria di sottopagare i dipendenti di Disneyland
House of cards ce l’ha solo ricordato: c’ha mostrato da vicino quanto le campagne elettorali statunitensi siano un immenso e complesso sistema che condivide molte cose con il mondo dello spettacolo.
Nell’America reale i candidati dei due partiti stanno giocando le partite decisive, visitano decine di città dove ad ogni tappa hanno pronte argomentazioni differenti che possano convincere gli elettori a livello locale. Uno degli ultimi discorsi di Bernie Sanders – il candidato democratico chiaramente più a sinistra di Hillary Clinton – si è tenuto a Anaheim, una cittadina della California famosa per aver dato i natali al cantante Jeff Buckley e per ospitare Disneyland, il primo parco divertimenti che la Disney ha inaugurato nel 1955.
Ed è proprio contro di loro che Sanders si è schierato, accusando l’azienda di sottopagare i suoi lavoratori. “La Disney paga talmente poco i lavoratori del parco che molti di loro sono costretti a vivere in motel perché non possono permettersi un’abitazione decente dove abitare” ha dichiarato il politico. “Nel frattempo però la Disney ha avuto un guadagno record di quasi tre miliardi di dollari nell’ultimo trimestre”.
Sanders inoltre ha fatto riferimento al fatto che l’anno scorso 250 tecnici informatici sono stati licenziati, azione alla quale però è seguita l’assunzione di altrettante persone con il visto H-1B (quello riservato a laureati e lavoratori specializzati). A volte tutto il mondo è paese e si sa come soprattutto durante la campagna per le primarie sia importante far capire all’elettorato che – per quanto si possa essere di idee progressiste – l’America dev’essere prima di tutto degli americani. Gli stessi licenziamenti erano infatti stati segnalati anche da Donald Trump (il candidato repubblicano) il quale però si era concentrato sulla questione dei visti usando toni decisamente più forti e accusatori.
[Leggi anche: Nuove aree dedicate a "Star Wars" nei parchi Disney]
Bernie Sanders ha anche lanciato una richiesta alla Disney ovvero quella di riconcentrarsi sull’industria nazionale facendo produrre gagdet e t-shirt negli Stati Uniti anziché in Cina, paese dove la mano d’opera in moltissimi casi è soggetta a sfruttamento.
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