Ritratto di Ilaria Floreano
Autore Ilaria Floreano :: 6 Ottobre 2014

Dieci artiste per altrettanti cortometraggi pornografici. Questa la sfida lanciata da "Le ragazze del porno", progetto cinematografico auto-finanziato e prodotto che mette sul tavolo un discorso ancora tabù: la pornografia per e secondo le donne.

Le ragazze del porno

Le Ragazze del Porno: un gruppo di intellettuali italiane (tra cui figura anche Roberta Torre) che ha deciso di riappropriarsi di un argomento e un campo d'azione da sempre sottratti a voce e sguardo femminili: la pornografia. Provocazione? Divertissment? Gesto politico? Esperimento cinematografico tout court? Le protagoniste ci spiegano il senso del loro progetto. In particolare abbiamo parlato con Regina Orioli, Titta Cosetta Raccagni e Monica Stambrini.

La prima è nata a Roma nel 1977. Attrice che molti ricorderanno nel ruolo dell'ex fidanzata non proprio simpatica di Claudio Santamaria in L'ultimo bacio, è anche e soprattutto artista a tutto tondo che ama cucire, stampare magliette, insegnare italiano ai bambini stranieri e fotografare (in particolare le sue mani, tanto da dedicarvi un blog). Titta Cosetta Raccagni, milanese, è una filmmaker-videoartista laureata in storia del cinema che collabora con Filmmaker e ha girato diversi documentari in Asia. Monica Stambrini è nata nel 1970 a Mountain View, negli Stati Uniti, è una regista visionaria in grado di anticipare tendenze e sentori, autrice di cortometraggi, lunghi, film per la tv e documentari (tra i più recenti figura Sedia elettrica, il making of di Io e te di Bernardo Bertolucci). Ecco quando, dove e come nasce l'idea de Le Ragazze del Porno.

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MONICA STAMBRINI: Leggendo un articolo di Tiziana Lo Porto, giornalista e, attualmente, "ragazza del porno", dedicato a Dirty Diaries, un progetto cinematografico sul porno realizzato da alcune registe svedesi. All'epoca eravamo in piena fase Se non ora quando? e in Italia le donne si dividevano tra olgettine e quelle che "No, noi non siamo come le olgettine". L'idea Le Ragazze del porno è maturata in questo clima: dopo aver visto Dirty Diaries ci siamo dette "Sarebbe bello fare una cosa così anche da noi". Cioè porno fatto da donne in Italia. Così ho iniziato a confrontarmi con alcune autrici che conosco. A tutte chiedevo, un po' per provocazione: "Ma tu faresti un porno?". Tutte, anche le più improbabili, mi hanno risposto "Sì" con un entusiasmo spontaneo, senza pensarci due volte. Questo entusiasmo mi ha dato il coraggio di cominciare a crederci davvero. Mi dicevo "Allora non è una cosa che diverte me, diverte anche altre donne..."

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Hai intercettato un sentire comune.
MONICA STAMBRINI: Un desiderio, sì. Il percorso è stato lungo, perché come sempre tra il dire "Ah sì che bello" e il mettersi a fare c'è sempre molta differenza. Però poco a poco è venuto a formarsi un gruppo, che negli anni si è allargato o ristretto, con nuove partecipanti che entrano e altre che invece ne escono. All'inizio ci siamo incontrate soprattutto per parlare in generale di sessualità, per capire come noi donne la viviamo e la sentiamo, di cosa abbiamo bisogno, cosa vogliamo esprimere. Abbiamo organizzato anche seminari e sono stati tutte esperienze molto forti: un conto è parlare, un conto è mettersi in gioco in prima persona.

E adesso a che punto siete del progetto?
TITTA COSETTA RACCAGNI: Abbiamo organizzato una prima campagna di auto-finanziamento dopo avere abbandonato la pista della produzione tradizionale. Abbiamo incontrato alcuni produttori, ma tutti si sono scontrati con ostacoli che non hanno loro permesso di investire su di noi: fare pornografia in Italia, oggi, anche se nell'ambito di un progetto cinematografico, è difficile. Ci sono un sacco di limiti e resistenze. Perciò abbiamo deciso di riappropriarci del progetto, di ricominciare da noi, dal basso, lanciando, nella scorsa primavera, una campagna di crowdfunding con cui abbiamo raccolto una prima quota di partenza. Poi abbiamo organizzato un'altra iniziativa, Art for Porn: vari artisti hanno donato le loro opere per sostenerci e così abbiamo raccolto un'altra quota. Contemporaneamente stiamo preparando i dieci cortometraggi che comporranno il progetto. Sì perché Le Ragazze del Porno sono dieci, ognuna con un proprio scritto, ognuna con un proprio progetto di corto. Siamo tutte diverse tra noi ed è questa pluralità che rende il progetto interessante. Avremmo dovuto cominciare a girare in luglio, ma, come dicevo, è un percorso complesso, dipende tutto da noi, perciò siamo ancora in una fase organizzativa. Il nostro obiettivo principale, in questo momento, necessario per poter procedere, è ampliare la nostra rete. Quando avremo realizzato i primi due o tre lavori, vorremmo farli girare nei principali festival, italiani e anche europei, perché no? Ovviamente se ne saranno degni.

Quale obiettivo vi ponete?
REGINA ORIOLI: Il nostro obiettivo è realizzare tutti i corti e, nel frattempo, osservare con attenzione ciò che accade durante il percorso, perché è molto significativo. Gli artisti che si incontrano, le collaborazioni che si creano... Ci piacerebbe anche realizzare dei tutorial, perché abbiamo riscontrato un interesse e una curiosità molto forti verso la sessualità. Abbiamo capito che il nostro percorso di scoperta e ricerca è condiviso da tante persone, soprattutto donne, che sentono la stessa urgenza, la stessa necessità. Per questo vorremmo mantenere aperto il dialogo con loro, anche in remoto: vorremmo diventare un mezzo, un "recipiente", anche se non è un termine elegante, in cui convogliare ogni energia, per continuare a comunicare con tutte le persone che stiamo incontrando e che hanno dimostrato quanto il tema sia pregnante.

MONICA STAMBRINI: Infatti, abbiamo in testa  anche un altro progetto, La Posta delle Ragazze del Porno. Abbiamo ricevuto un sacco di mail, alcune molto ironiche, altre grottesche, molte da donne giovanissime che abitano in paesi sperduti e impensabili, spesso al sud, che ci ringraziano di dare voce a questo tema, perché così si sentono meno sole... Cosa significa questo? Che il desiderio di condividere l'argomento sessualità è intenso e diffuso.

TITTA COSETTA RACCAGNI: Interessante è anche la reazione degli uomini. Perché se le donne sono subito istintivamente affascinate dal nostro progetto, nel caso degli uomini le risposte sono contraddittorie. La maggior parte di loro si dice interessata, altri invece ci chiedono a che serve? Perché sfornare altra pornografia?

MONICA STAMBRINI: Sì, dicono cosa pretendete, cosa pensate di fare di così diverso...

E voi cosa rispondete?
TITTA COSETTA RACCAGNI: Il porno, per come si è sviluppato negli ultimi cinquant'anni, da Playboy in avanti forse, ha sviluppato un immaginario modellato su desideri e voglie maschili.

MONICA STAMBRINI: Solo la produzione pornografica negli anni Settanta ha ritagliato uno spazio alla percezione femminile. Gola profonda, che è popolarissimo, parla di clitoride, del piacere della donna: una rivoluzione...!

TITTA COSETTA RACCAGNI: ...che però rappresenta un'eccezione. Gli anni Settanta sono stati un periodo di grande liberazione sessuale, che ovviamente si è rispecchiata anche nel porno, però questo filone si è perso nelle decadi successive. Noi vogliamo ripartire da quel momento, da quel clima esaltante di riappropriazione del corpo in tutte le sue manifestazioni. Partendo da una semplice constatazione: il porno non è una prerogativa maschile, anche alle donne piace il porno. A noi piace il porno. Penso che cominciare a farlo sia un grande passo per affermarlo.

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Dicevate prima che in Italia è difficile parlare di questo tema, nonostante la sessualità permei più o meno direttamente molto di ciò che appare sui media...
MONICA STAMBRINI: Pensa che ho scritto un film incentrato sul fenomeno delle adolescenti che si prostituiscono per potersi comprare borse e abiti firmati...

Come nell'ultimo film di Ozon, Giovane e bella...
MONICA STAMBRINI: Sì, peccato che la mia sceneggiatura risalga a dieci anni fa! E non sia mai riuscita a portarla sul grande schermo.

REGINA ORIOLI: Monica è sempre stata avanti, e infatti alcuni suoi film come Benzina sono famosissimi all'estero, soprattutto negli Stati Uniti, e molto meno da noi.

MONICA STAMBRINI: Benzina è un film lesbico. A Londra si può trovare facilmente nei dvd store, per esempio.

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Ultima domanda: secondo voi quale plus può portare uno sguardo femminile sul porno?
MONICA STAMBRINI: La verginità, e non è una battuta. Le donne sono necessariamente più sperimentali perché meno vincolate a un passato, a una tradizione che non ci sono perché non ci è stato mai concesso grande spazio di manovra. Siamo giovani e nuove, con un occhio intatto.

TITTA COSETTA RACCAGNI: Per me in particolare non si tratta di diversità tra generi: nella mia ricerca tendo sempre a metterli in discussione, i generi. Credo sia più una questione di sensibilità, che certe persone hanno e altre no. Non è una questione di gender, è una questione di individui.

REGINA ORIOLI: Sì, anche secondo me la nostra forza è quella di non aver preso una linea per cui diciamo questo è femminile, questo non lo è. Abbiamo cercato di non auto-etichettarci. Essere in dieci aiuta: ognuna porta la sua visione, assolutamente personale e assolutamente unica. In questa pluralità risiede il nostro plus.

E un bell'esempio di come anche le donne, checché ne dica l'adagio tradizionale, non sanno solo farsi la guerra, ma anche collaborare come una squadra...

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