Lo scrittore regista e sceneggiatore conquista le librerie grazie a due uscite: “Il regno” e “Emmanuel Carrère. Tra cinema e letteratura”. L'abbiamo incontrato a Locarno, dove ha diretto l'edizione 2015 di L'immagine e la parola, spinoff del Festival
Nel libro Emmanuel Carrère. Tra cinema e letteratura, curato da Carlo Chatrian (direttore del Festival del film Locarno) e Daniela Persico, edito dalla piccola casa editrice milanese Bietti e a breve in vendita in tutte le librerie, è possibile scoprire i motivi per cui lo scrittore parigino ha deciso di proporre, al pubblico della primavera locarnese riunitosi per le quattro giornate di L’immagine e la parola, film come Running on Empty di Sidney Lumet o Miele di Valeria Golino. Nello stesso libro, il lettore scoprirà la passione viscerale nutrita per l’attrice e regista da parte di Carrère, che nei suoi ritratti al femminile (Dominique Sanda, Catherine Deneuve, la Golino appunto) riesce a infondere un trasporto privo di malizia eppure appassionato: da buon francese, Carrère sa come far sentire speciale una donna.
L’abbiamo incontrato a Locarno in occasione della lettura di Il regno, tra gli eventi conclusivi del festival: in una saletta in cima al Monte Verità, a dieci minuti da Piazza Grande, Carrère ha letto in francese alcune pagine dal primo capitolo del suo ultimo nato (per la precisione ha declamato con voce profonda e molto espressiva, da attore, ciò che si è auto-concesso di leggere nell’arco di venti minuti, interrompendosi al suono della sveglia appositamente puntata “per non annoiare il pubblico”). A seguire, Valeria Golino ha fatto lo stesso, leggendo la traduzione italiana.
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Che Carrère fosse carismatico lo si poteva dedurre dai suoi romanzi: c’è chi l’accusa di egocentrismo, Carrère ribatte dicendo “io parto dalla mia esperienza perché è ciò che conosco meglio”. In Il regno, che riflette sulla nascita del Cristianesimo e la conversione alla religione cattolica intrapresa dallo scrittore qualche anno fa, l’incipit è dedicato all’esperienza come sceneggiatore di Les revenants, serie televisiva di clamoroso successo a cui Carrère ha smesso di partecipare per dissidi con i produttori (e ancora si mangia le mani, come ammette candidamente e verga nel testo a imperitura memoria).
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Che amasse il cinema, lo si intuiva dall’enorme mole di riferimenti cinefili che costellano i suoi testi, dal fatto che molti suoi romanzi sono diventati film (di uno, La moustache - in italiano Baffi nella versione romanzo e L'amore sospetto in quella film - è il regista oltre che l’autore), che in curriculum vanta la scrittura di diverse importanti sceneggiature e che la sua carriera narrativa è cominciata proprio come critico cinematografico. Agile e brillante, lo sguardo mobile e vivace, umile abbastanza da ringraziare tutti e firmare autografi scrivendo dediche in italiano, falso magro la cui pancia rivela doti da buongustaio, Carrère ha prestato la propria esperienza come scrittore, sceneggiatore, regista e critico ai giovani filmmaker e studenti di cinema che hanno partecipato alle proiezioni, agli incontri e ai dibattiti organizzati dal festival (che infatti ha registrato un grande successo di presenze).
A chi non ne conoscesse il lato cinéphile più "critico", di cui sopra, l’uscita Bietti Heterotopia corre in aiuto consentendo di colmare la lacuna: oltre ai saggi di importanti studiosi italiani come Goffredo Fofi e Roy Menarini – che riflettono sulla prosa immaginifica e sul valore maieutico degli scritti (così densi di riferimenti da diventare “film” a loro volta, perdendo a tratti di vista l’analisi pura e semplice, per rilanciare all’infinito tematiche e suggestioni) elaborati all’epoca in cui Carrère lavorava per Positif – il libro Emmanuel Carrère. Tra cinema e letteratura propone una ricca selezione di recensioni scritte tra il 1979 e il 1985 e dedicate, tra gli altri, a Herzog, von Trier, Tarkovskij.
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