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Autore Pierre Hombrebueno :: 7 Luglio 2015

Definita “una dichiarazione contro gli errori umani fatti verso la natura”, verrà proiettata in anteprima mondiale al Karlovy Vary Festival la nuova pellicola di Kim Ki-duk, "Stop", storia di una coppia giapponese durante il disastro di Fukushima

Kim Ki-duk

Inarrestabile e attivissimo Kim Ki-duk, che dopo la crisi esistenziale di Arirang (Premio Un certain regard a Cannes 2011) e la brutale rinascita con Pietà (Leone d'oro a Venezia 2012), parrebbe esser tornato ai suoi prolifici ritmi di una volta. Così, dopo Moebius e One to One, silenziosamente arriva ora una nuova opera, Stop, che vede il nostro in trasferta giapponese. Autodefinitasi “una dichiarazione contro gli errori umani fatti verso la natura”, al centro delle vicende è una coppia di Fukushima che, dopo il disastroso incidente alla centrale nucleare del 2011, decide di trasferirsi nella più sicura Tokyo. Qui i due scopriranno di aspettare un bambino: che cosa fare? Tenerselo col rischio che possa esser stato contagiato, oppure abortire? Insomma, come al solito, ai personaggi di Kim Ki-duk spettano delle dure decisioni, di quelle che potrebbero essere vitali. 

Protagonisti della storia sono due giovani volti nipponici: da una parte, Tsubasa Nakae, reduce dalla serie tv Sugarless e da Grow di Hideo Sakaki; dall'altra, Natsuko Hori, già vista in Chigasako Story di Takuya Misawa. A supervisionare la pellicola è invece la casa di produzione Finecut, il cui catalogo vanta una serie di rinomate opere che comprendono Pietà, lo sfavillante thriller The Chaser di Na Hong-jin, e addirittura un film targato 2010 di Pablo Trapero, Carancho, poi candidato a ben undici Oscar argentini. 

Ancora nessuna data d'uscita da nessuna parte del mondo se non un vago “2015”, ma i più fortunati dell'ultimo Festival di Cannes l'hanno già potuto vedere in una proiezione privata per compratori e distributori internazionali. Altri cinefili lo assaporeranno poi in questi giorni al Karlovy Vary International Film Festival, in Repubblica Ceca, dove l'opera viene presentata in anteprima mondiale. Ottimo per loro e peccato per noi, dato che speravamo di vedere la pellicola alla Mostra di Venezia. 

[Leggi anche: Kim Ki Duk a Venezia: “One on One è il mio film più politico”]

Per i suoi famelici seguaci, ricordiamo che il cineasta ha anche recentemente firmato la sceneggiatura di Made in China, debutto alla regia di Kim Dong-hoo, già precedentemente assistente per l'autore di Ferro 3 e Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera.

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