Recensione di Fango e Gloria di Leonardo Tiberi | Realizzato in occasione del Centenario della Grande Guerra, il film è un intreccio tra le immagini dell'Archivio Luce colorizzate/sonorizzate e fiction, ma dal risultato fin troppo didattico
È un'operazione sicuramente interessante quella di Tiberi, da 18 anni direttore dell'Istituto Luce; un'impresa che intende valorizzare lo storico archivio di audiovisivi tramite la restaurazione dei filmati in repertorio e la loro riattualizzazione in un racconto mediato dalla fiction ex novo. Fango e gloria racconta, tramite il protagonista Mario, un ragazzo di buona famiglia della provincia romagnola che viene richiamato alle armi, come tanti altri della sua generazione, la strage dei giovani soldati caduti senza nome, simboleggiati dalla figura del Milite Ignoto. I 90 minuti del film si dividono così tra 30 di fiction e 60 di repertorio, tra cui ricostruzioni, video donati dagli archivi serbi, francesi o austriaci ma anche scene tratte da film d'epoca come Camicia nera di Gioacchino Forzano. La restaurazione delle immagini della Grande guerra comprende non solo una ristabilizzazione della velocità del video a 16 fotogrammi, che prima risultava innaturalmente accellerata, ma anche la colorazione e la sonorizzazione studiate e ricostruite con attenta metodologia filologica.
Fango e gloria risulta quindi essere un prodotto storiografico importante, tra i pochi italiani che hanno messo al centro la Prima Guerra Mondiale (si ricordano per esempio Uomini contro di Francesco Rosi o La grande guerra di Mario Monicelli, mentre il 6 novembre uscirà nelle sale Torneranno i prati di Ermanno Olmi); un'operazione interessante, sì, ma troppo insistente sul lato didattico (e patriottico) per diventare veramente originale dal punto di vista puramente cinematografico. La sceneggiatura, scritta da Tiberi e Salvatore De Mola, che ha detto di essersi ispirato a Orizzonti di gloria e Carlito's way (“per quel desiderio inconscio di non volere mai vedere la morte del protagonista") ha la povertà di un sceneggiato Rai, mentre le immagini di fiction stonano con una fotografia troppo pulita rispetto alla crudezza e drammaticità delle immagini reali. L'accento romagnolo di Mario, interpretato da Eugenio Franceschini, è fin troppo forzato e fastidioso, così come la caratterizzazione in base alla regionalità degli altri soldati.
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“Togliere la polvere d'antico” è l'intento dichiarato dal regista, e forse sta proprio qui l'errore: la pretesa di un'attualizzazione e narrativizzazione non necessaria, perché già drammaturgicamente costituita e paradossalmente attuale di per sé. Probabilmente se si avesse rinunciato alle sequenze di finzione e ci si fosse limitati all'operazione di recupero e restauro dei materiali originali, Fango e gloria avrebbe potuto aspirare a risultati artisticamente più alti. Invece, la già predestinata messa in onda su Rai1, in prima serata il 24 Maggio 2015, e la circolazione nelle caserme e nelle scuole, risultano essere le sue uniche giuste collocazioni.
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