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Autore Andrea Chimento :: 8 Dicembre 2014

“Tempi moderni” di Charlie Chaplin, del 1936, torna nelle sale in versione restaurata

una scena di "Tempi Moderni"

Uno dei più grandi capolavori della storia del cinema torna nelle nostre sale: Tempi moderni di Charlie Chaplin, del 1936, si potrà nuovamente ammirare sul grande schermo da lunedì 8 dicembre.
Il film verrà proiettato in una versione restaurata curata dalla cineteca di Bologna, in un progetto che negli ultimi mesi ha (ri)portato in sala pellicole come I quattrocento colpi (1959) di François Truffaut e Gioventù bruciata (1955) di Nicholas Ray.

[Leggi anche: "Gioventù bruciata" torna nelle sale in versione restaurata]  

Nove anni dopo l’invenzione del cinema parlato (Il cantante di Jazz, di Alan Crosland, del 1927), Charlie Chaplin scelse di “proseguire” il cinema muto con una pellicola dove le uniche parole – la celebre canzone intonata dal Vagabondo Charlot – sono prive di senso e sono i gesti a far capire allo spettatore ciò che il protagonista vuole raccontare.
Non si tratta, però, soltanto di un lungometraggio dall’enorme spessore cinematografico, ma di un dolceamaro apologo sociopolitico sull’industrializzazione, sulla catena di montaggio, sull’alienazione dell’operaio e sulla lenta discesa nella follia del lavoratore.
Il protagonista riuscirà (forse) ad avere ragione della macchina grazie alla sua leggerezza romantica e al sentimento che prova verso la Monella, interpretata da Paulette Goddard.
Considerato da molti la summa del cinema di Chaplin, Tempi moderni non è una semplice sequela di gag e situazioni scollegate le une dalle altre, ma è un film che ha come filo conduttore il rapporto tra il singolo individuo e la società che tende a schiacciarlo.
Le sequenze memorabili non si contano, a partire da Charlot che finisce in mezzo agli ingranaggi o all’indimenticabile e poetico finale in cui i due protagonisti s’incamminano speranzosi, all’alba, in cerca di un nuovo futuro.
Tra le scene più complesse da realizzare ci furono: quella dei pattini a rotelle che richiese otto giorni di lavoro per costruire un pavimento trasparente adeguato e, ancor di più, quella del caffè. Qui, mentre Charlot attraversa la sala per portare un’anatra arrosto, entrarono in gioco circa 250 comparse.
Comico, emozionante, commovente, inarrivabile: Tempi moderni è oggi considerato tale, ma al momento dell’uscita non ebbe grande successo.
Negli Stati Uniti fu un flop e in Europa fu amato soprattutto in Francia e nel Regno Unito.
Nella Germania nazista, naturalmente, fu tacciato di “filocomunismo”, ma Chaplin non si spaventò e rispose, qualche anno dopo, realizzando Il grande dittatore. 

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