Dopo aver piazzato online ben 5 attesissime pellicole (tra cui "Fury" e "Still Alice"), gli hacker che stanno mettendo in ginocchio la Sony Pictures compiono il passo successivo, svelando pubblicamente gli stipendi dei capi della compagnia
Non bastavano ben cinque film hackerati e messi online prima della loro uscita in sala (Still Alice, Annie, Fury, To write love in her arms, Mr. Turner), ora i criminali cibernetici che hanno colpito la Sony Pictures proseguono rivelando online gli stipendi di ben 17 dipendenti della rinomata compagnia. D'accordo, è una cosa strana, perché in verità all'utente medio non gliene importa proprio niente di quanti soldi prenda al mese un capo della Sony, va comunque segnalata come un'operazione per riflettere sul sistema dei compensi milionari, laddove Hollywood è giocoforza espressione di questo sistema. Certo è che rimane un atto criminale, una violazione di privacy che si aggiunge al caso dei film precedentemente saccheggiati.
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Così scopriamo che i leader della compagnia Michael Lynton e Amy Pascal si prendono ciascuno 3 milioni di dollari all'anno, il presidente della divisione tv Steve Mosko 2,8 milioni, Doug Belgrad della Columbia Pictures 2,35 milioni e Clint Culpepper della Screen Gems 1,8 milioni. Tutto sommato cifre neutrali, ma in quale sistema di distribuzione delle ricchezze?
I commenti della Sony in proposito? Il silenzio assoluto. Intanto la compagnia è impegnata a ostacolare la diffusione delle loro opere messe online, un'impresa ormai praticamente impossibile, con tutti i canali torrent disponibili nel vasto mondo della rete.
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Annie di Will Gluck, ad esempio, uscirà negli States solamente il 19 Dicembre, e per l'Italia bisognerà addirittura aspettare fino all'Aprile del 2015. Ancora peggio per To Write Love On Her Arms di Nathan Frankowski, che è pure senza data d'uscita. Insomma, ogni secondo che passa, ogni kb che viene scaricato, la Sony perde denari. La Fbi sta continuando ad indagare, ma noi abbiamo il presentimento che la cosa cadrà presto nel dimenticatoio: a gioire, ancora una volta, sono i tantissimi pirati della rete, gli scrocconi che hanno smesso di dare soldi alle sale cinematografiche da un bel po'.
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