Ottimi film (quasi) interamente ambientati in una sola stanza? Ecco alcuni imprescindibili esempi, in attesa dell'acclamato "Room" di Lenny Abrahamson

Tra le pellicole più gettonate della stagione, figura sicuramente Room, dramma diretto da Lenny Abrahamson (in uscita nelle sale italiane il 3 marzo) che ha la particolarità di svolgersi quasi prevalentemente in una sola stanza. Di certo, non si tratta comunque del primo film con quest'ambientazione: vediamo qualche esempio chiave.
Come non partire, ad esempio, da un super classicone come La parola ai giurati, esordio alla regia di un autore destinato poi a fare la storia del cinema come Sidney Lumet? Poche scene all'esterno, e il resto è dentro la stanza di un tribunale con 12 uomini che discutono per verificare se un accusato sia innocente o meno. Poteva essere la cosa più noiosa del mondo, ma i 96 minuti scorrono lisci, vibranti e carichi di forza: insomma, puro magnetismo e imprescindibile punto di riferimento.
La medesima cosa anche per La finestra sul cortile, capolavoro girato dal maestro Alfred Hitchcock nel 1954. La stanza, in questo caso, è quella di un infortunato James Stewart, che dalla sua finestra si mette a osservare la vita quotidiana dei vicini, fino a notare qualcosa di strano: niente di meno che un possibile omicidio! Il voyeur diventa il regista; la finestra, il grande schermo da cui passano le emozioni: a oltre 60 anni dalla sua uscita nelle sale, Rear Window rimane uno dei film più belli mai realizzati sul cinema!
Sempre di Hitchcock, impossibile non citare anche Nodo alla gola: decenni e decenni prima dei vari Birdman e Arca Russa, il regista aveva già dimostrato di essere avantissimo sui tempi, concependo una pellicola che desse l'impressione di esser girata in un unico pianosequenza: l'autore nasconde gli stacchi, crea l'illusione dell'azione in diretta, si rinchiude fra quattro mura, e a uscire fuori è un solidissimo thriller che è pura e autentica goduria.
[Leggi anche: Alcune tecniche che gli aspiranti registi dovrebbero imparare da Alfred Hitchcock]
Cambiando totalmente genere e continente, occhio poi il delirantissimo Symbol del giapponese Hitoshi Matsumoto, che racconta di un uomo che si sveglia improvvisamente in una stanza bianca senza porte né finestre; sul muro, solo un bottoncino: che cosa succederà a schiacciarlo? Un'ora e 33 minuti di trip e non sentirli: a rimanere sul piatto, un'esperienza lisergica che vale plurimi colpi di evocazioni fra le vene.
Categorie generali:
Altri articoli che possono interessarti
Per condividere o scaricare questo video: TV Animalista
Facebook Comments Box