Post theory (dopo la teoria): ricognizione sulla critica. Pensiero in fieri su modalità della critica contemporanea
Post theory (dopo la teoria): ricognizione sulla critica. Pensiero in fieri su modalità della critica contemporanea
L'articolo, che inaugura la nuova sezione "Teorie, tesi", è da considerarsi provvisorio, in quanto aggiungerò considerazioni ed osservazioni... Questo è soltanto un testo di partenza di molti anni fa...
I territori della critica appaiono sempre pù confusi ed incerti. Sia per mancanza di spazi e luoghi sia per la nociva considerazione che si ha di questa pratica, accusata di aver perduto ogni utilità e ruolo in seno alla produzione artistica.
Occorre tentare di allargare lo sguardo al campo delle numerose variabili che rendono la pratica critica vana e scomoda. In primo luogo la crisi metodologica, che ha portato ad una maggiore confusione, ed anche approssimazione e superficialità di contributi, a divisioni che sembrano più dovute a differenze di gusto sui film piuttosto che interventi critici e analisi delle opere, e, ancor più grave, la contaminazione incessante con la cronaca "rosa" della stampa, soprattutto quotidiani e settimanali a elevata tiratura, relegando al minimo la possibilità di allargare il dibattito tra voci consapevoli invece che ignoranti sulla lettura di immagini.
Il risultato è che il 90% del paese è analfabeta e non riesce a distinguere la prassi filmica dallo sceneggiato televisivo tipo "Un medico in famiglia". È una ignoranza lessicale sempre più grave giacché rende indifesi di fronte ad ogni tipo di opere il pubblico, che non cresce, perché non ha ricevuto nessuna educazione all'immagine e ciò non può essere minimizzato considerato che la maggior parte del vissuto contemporaneo avviene attraverso una elaborata interazione con l'immagine, immagine che altri hanno costruito ad hoc per la tutela di precisi interessi.
Le uniche operazioni utili sembrano in questo momento quelle condotte in seno agli istituti scolastici, solo in queste sedi gli incontri con le opere, condotte da esperti, possono ottenere risultati probabilmente impensabili altrove ed in altre sedi (vedi per esempio i festival).
In secondo luogo, dalla crisi torno alle metodologie critiche, non per tracciare nuove tendenze, la parola nuovo suggerisce qualcosa di sinistro, ma per figurare le basi plausibili per un discorso critico che sia capace di rivelare i meccanismi di produzione delle immagini.
Da queste prime considerazioni si evince che lo status della critica si è spostato, per esercitarsi degnamente, nei territori della moralità e dell'etica, giacché le immagini che ci circondano, avendo perduto totalmente la gratuità e l'aura dell'opera d'arte, possono essere considerate dei valori positivi soltanto quando sono in grado di costruire un progetto linguistico originale, che si ponga storicamente in rapporto con elementi del passato e suggestioni e tensioni del futuro. Ma come conciliare la corruzione dell'immaginario da parte del multinazionalismo internazionale commerciale con l'integrità e la bellezza semplicemente estetica dello stile?
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