Ritratto di Alice Grisa
Autore Alice Grisa :: 7 Ottobre 2016

Il bianco e nero al cinema è sempre segno di film d'autore? Quando funziona e quando no? Ecco cinque film contemporanei realizzati come prima del colore. Da Schindler's List a The Artist passando per Ed Wood

The Artist

Nei fasti del cinema classico il bianco e nero era necessità, ora è virtuosismo artistico. O wannabe tale. I film contemporanei in bianco e nero possono funzionare o non funzionare; la scelta, chiaramente, influenza la fotografia e a volte anche la percezione della trama, del senso, dei concetti più profondi. Gli obiettivi, come le origini, possono essere diversi: la ricerca di un mood vintage, la ricerca di "cervelloticità", l'autoannoverazione tra i film d'autore. Ma il bianco e nero da solo può sopperire alle carenze di una sceneggiatura che non funziona, di una storia poco convincente o di attori che sembrano trovarsi lì per caso? A volte l'esperimento riesce; altre, meno. Vi proponiamo cinque esempi di bianco e nero valido e costruttivo. Quando togliere il colore riesce a regalare alla pellicola qualcosa che prima non c'era. E partiamo proprio da Schindler's List.

1- SCHINDLER'S LIST (Steven Spielberg, 1993): la scelta di rinunciare al colore è contestuale al realismo che Spielberg voleva raccontare nella "favola" dell'eroe Schindler, tenendo conto che all'epoca non c'erano documentari non rigorosamente "uncolored". È già cult l'inserto della bambina con il cappottino rosso, un simbolo forte che si è imposto sul bianco e nero del film imprimendo la forza dell'immaginifico su un racconto che sarebbe stato solo linearmente fedele agli anni '40.

2- FRANCES HA (Noah Baumbach, Greta Gerwig, 2012): vintage senza essere vintage, Frances Ha racconta i toni blusy di una ragazza che non è al centro delle cose senza però neanche rimanere ai margini. Il senso del bianco e nero è decontestualizzare la protagonista, precaria come stile di vita, tanto nell'esistenza quanto negli obiettivi. Non c'è un segmento temporale definito per la generazione della Gerwig perduta. Il bianco e nero condensa l'anti-favola e lascia intatto un prezioso velo di malinconia.

3- PLEASANTVILLE (Gary Ross, 1998): in questo caso l'uso del bianco e nero è completamente funzionale, visto il senso, a livello dell'economia del racconto, del passaggio al technicolor. Lo spettro cromatico entra nella storia e filosofeggia sulla questione delle regole, di un'esistenza ordinata, delle contraddizioni degli Stati Uniti maccartisti degli anni '50. Il bianco e nero diventa una funzione estetico-linguistica per esprimere una sorta di attualizzazione narrativa del mito della caverna di matrice platoniana. Le ombre sono il bianco e nero, la verità è fatta dai colori.

4-ED WOOD (Tim Burton, 1994): il re del fantasy Tim Burton ricostruisce la storia del cineasta Ed Wood, definito "il peggior regista di sempre". L'uso del bianco e nero acquista un senso storico, metodologico e documentastico: Ed Wood girava i suoi film molto prima dell'avvento del colore e la fotografia del film di Burton restituisce il suo universo tenero e naif con uno sguardo pieno di sensibilità.

5. THE ARTIST (Hazanavicius, 2011): L'Oscar 2012 arrivò a questo film francese, delicatissimo, muto, in bianco e nero, sulla potenza di un declino umano e professionale durante il passaggio al cinema sonoro. Il bianco e nero esprime tanto la nostalgia per un'epoca splendida e perduta quanto il dolore per lo scontro con un mondo nuovo che non si riconosce come vivibile. Un concetto potente che vale tanto per il cinema quanto per la vita.

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