Tutti, o quasi, possono girare un film. Ecco alcuni attori che hanno deciso di provare a fare i registi e ci sono riusciti. Da Clint Eastwood a George Clooney, passando per Robert Redford, Sean Penn e Ben Affleck
Fare un film è una delle cose più difficili. Esistono le scuole, esiste il talento, esistono tecniche faticose e una gavetta piena di sacrifici. Eppure ci sono attori che, dopo essere stati diretti, hanno voluto provare a dirigere gli altri.
Lo spostamento da davanti a dietro la macchina da presa è tutt’altro che scontato perché la prospettiva cambia diametralmente e i reagenti si rimescolano di conseguenza. L’attore, abituato a essere oggetto guardato, diventa soggetto guardante. Da destinatario di uno sguardo diventa lo sguardo stesso e deve riuscire a cogliere, al di fuori dei riflettori, l’essenza di una scena. Non deve più pensare al proprio copione, ma ai copioni di tutti; deve improvvisarsi artigiano della luce, del suono e del movimento. Un’impresa impossibile? Eppure qualcuno ce l’ha fatta. E non manca neanche chi, provando a fare il regista, ha trovato la propria strada dimenticando o quasi quella dell’attore. Un esempio? Clint Eastwood. Ma non solo. Ecco cinque nomi che hanno intrapreso “il salto” con successo.
1 - CLINT EASTWOOD: povero, da poco fidanzato e senza famiglia (i suoi si erano appena trasferiti in Texas), Clint Eastwood fece un provino nel 1953 agli studi Universal, dove fu scritturato per una paga di 75 dollari a settimana ed ebbe i soldi necessari per sposarsi. Partì con una serie di ruoli minori fino ad arrivare a farsi notare per i western a cui prese parte, che gli spalancarono le porte per la carriera con Sergio Leone. Esordì come regista nel 1970 (dopo essersi iscritto al sindacato dei registi) con Brivido nella notte sul tema dello stalking perpetrato da una donna. Negli anni ’80 e soprattutto ’90 la sua carriera da regista è consacrata da successi come Mystic River, Million Dollar Baby (4 Oscar), Flags of our Fathers, Gran Torino, Changeling, Invictus, Hereafter, Jersey Boys, American Sniper.
2 - ROBERT REDFORD: considerato dalla stampa “il predecessore di Brad Pitt” bello, biondo e con gli occhi azzurri, esordì nella regia negli anni ’80 con Gente comune, che gli conferì l’Oscar come miglior regista. Una partenza col botto seguita da film come Milagro, In mezzo scorre il fiume, Quiz show, L’uomo che sussurrava ai cavalli, La leggenda di Bagger Vance, Leoni per agnelli, The Conspirator, La regola del silenzio. Redford si dimostrò prolifico dietro come davanti alla macchina da presa.
3 - SEAN PENN: Genio e “regolatezza” tanto nel campo attoriale quanto in quello registico. Attore cerebrale, complesso e multisfaccettato, Sean Penn ha ricevuto importanti riconoscimenti per le sue interpretazioni, come in Milk o in Mystic River. Ma un istrione come lui è in grado di riservare splendide sorprese anche dietro la macchina da presa. Come nell’episodio diretto in 11 settembre 2001, in cui rilegge l’attentato al World Trade Center dal punto di vista delle piante in vaso coperte dall’ombra delle Torri Gemelle. Sean Penn ha esordito nel 1991 come regista con Lupo solitario, per poi firmare opere come Tre giorni per la verità e La promessa nonché Into the Wild.
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4 - BEN AFFLECK: il BFF di Matt Damon aveva dimostrato presto il proprio talento, con la sceneggiatura di Will Hunting – Genio Ribelle (premiata con l’Oscar nel 1997). Poi, tra le numerosissime interpretazioni attoriali, si dedica a girare film come Gone Baby Gone, The Town ma soprattutto Argo, che vince l’Oscar come miglior film nel 2013.
5 - GEORGE CLOONEY: il dottorino di E.R. ha fatto tanta, tantissima strada da allora. Lasciati i panni del medico, ha regalato mirabili interpretazioni prima di cimentarsi anche lui nella regia. Dopo l’esordio thriller Confessioni di una mente pericolosa, prosegue con Good night and good luck (nominato agli Oscar per la regia e la sceneggiatura), si lancia nella commedia In amore niente regole per poi dirigere Le Idi di Marzo, nominato sempre agli Oscar per la miglior regia.
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