Quando il silenzio amplifica la tensione: alcuni film esemplari

Ormai lo sappiamo: al cinema, talvolta, il meno equivale a ottenere di più. Meno colonna sonora, meno effetti, meno trambusto, e più tensione. 

Di certo, lo sanno bene i fratelli Coen, che in Non è un paese per vecchi, ci regalano diverse scene esplosive giocando più volte di sottrazione. Prendiamo ad esempio la sequenza della stazione di benzina, in cui quel cattivone di Bardem si trova faccia a faccia con un poveretto: nessuna musica di sottofondo, solo l'inquietante espressione del villain e la semplicità di un'esecuzione spietata. E dopo, il suono di una carta per caramelle su cui i registi insistono per aggiungere quel colpo di stile in più.

Che dire, poi, della grandiosa ouverture di Bastardi senza gloria, pellicola che ha definitivamente lanciato la carriera di Christoph Waltz? Anche qui, come nella scena precedente, non abbiamo né musiche né disturbi sonori: solo la presenza catalizzante dell'attore, i suoi dialoghi, e delle inquadrature ipnotiche che amplificano costantemente la tensione con l'andare dei secondi. 

Ancora: grandissimo esempio di silenzio è certamente Elephant di Gus Van Sant, film in cui l'assenza di colonna sonora ben si amalgama con il mood asettico e sottilmente nervoso della vicenda narrata. È, come si dice, il silenzio prima della tempesta, un silenzio che finisce innegabilmente per odorare di morte, come se fossimo in uno spietato e sadico countdown in attesa del rumore, di quel bang definitivo che punta dritto alla tempia.

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Infine, impossibile non citare uno dei film più celebrati di questi ultimi anni, ovvero Gravity di Alfonso Cuaron. Certo, la pellicola usufruisce di elaboratissimi effetti sonori creati dai migliori professionisti di Hollywood, ma non perde nemmeno occasione di abbracciare più volte il silenzio, in modo da enfatizzare ulteriormente l'isolamento e il dramma della sua protagonista sperduta nello spazio.