Firmato al tavolo del Festival della capitale cinese Pechino un accordo interno per un investimento di oltre 10 milioni di RMB (oltre un milione di Euro)
Che quando i Cinesi vogliono investire su di un settore, lo facciano massicciamente, era già sotto gli occhi di tutti. Ecco quindi che tra le fila del mercato del Festival di Pechino una cerimonia ufficiale ha esibito tutti i numeri dell'investimento combinato Beijing Internationale Film Festival - Beijing Film Market: più di un milione di Euro, qualcosa di sconcertante se paragonato alla claudicante situazione italiana.
L'impegno si riassume in circa 350 mila Euro per la sola attività produttiva (+22% dall'anno scorso), quasi 400 mila Euro per la costruzione di nuovi cinema e sedi dedicate, e oltre 250 mila Euro per la costituzione di nuovi Film Fund. Ora, il tutto è da riportare al costo di vita e di lavoro del territorio cinese e al fatto che questi numeri vengano mossi dal solo evento della capitale.
Nel frattempo continua l'avvicendarsi delle proiezioni e dei nomi noti sul red carpet cinese e i vari eventi formativi che hanno già interessato tra gli stranieri Jean-Jacques Annaud, Alfonso Cuaron, Jean Reno, John Woo tra i registi; la produttrice Paula Wagner (Mission Impossible), lo sceneggiatore Pierre Bismuth (Se mi lasci ti cancello), la produttrice Taiwanese Peggy Chiao (Le biciclette di Pechino, Empire of Silver, Lost in Beijing), e lo sceneggiatore e regista cinese Xue Xiaolu (Ocean Heaven). La chiusura è prevista per la giornata di domani, sperando che l'immacolato appuntamento non debba subire ulteriori scossoni.
Infatti, dopo la picconata ricevuta da Oliver Stone durante il Sino-Foreign Film Co-production Forum, che l'organizzazione sperava potesse passare in sordina seppellita da una arrabattata mediazione, e di cui si è nei giorni scorsi parlato, il regista Ning Hao non ha saputo trattenersi. Sebbene schierandosi in difesa della situazione locale, Ning Hao in qualche modo giustifica l'esistenza di temi sensibili nel passato di una nazione, annoverando come esempio l'11 Settembre americano. Ricordiamo che Stone aveva cercato di attirare l'attenzione del cinemabiz cinese sulla necessità di ritrattare criticamente il passato che coinvolge l'ex-leader Mao Zedong.
Ci piace poi citare il commento del critico cinese Cui Weiping, che ha ricordato a Ning Hao come l'accostamento tra un Paese libero e un altro in cui vige un regime di censura, implica il considerare le ristrettezze espressive: “Nel paragonare un sistema rinchiuso dalla censura ad uno che ne è privo, [il regista] assume una condizione anormale come normale.” ha scritto Cui Weiping.
In serata, sarà il turno dello staff produttivo di Zoran, il mio nipote scemo di scendere in campo e relazionarsi con il pubblico asiatico, in anticipo sulla conferenza stampa che avrà luogo domani. Poi l'attesa, per tutti, degli award dalle 20.30 in poi, ora di Pechino, che metteranno il punto a questa edizione numero quattro del Beijing International Film Festival.
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