Il panel sulla co-produzione al Beijing International Film Festival si trasforma in un'occasione per Oliver Stone di bastonare i produttori cinesi: non vi state occupando della Storia
Quale migliore occasione per attentare alla propria incolumità commerciale in Cina se non un panel organizzato dal Beijing International Film Festival! Oliver Stone non ci ha pensato due volte, e dall'alto della sua indipendenza creativa ha schiaffeggiato il sistema cinese che ancora rifugge di parlare del passato reclamando a gran voce una revisione critica sull'operato di Mao Zedong: infatti lui ci ha già provato tre volte a vuoto, perciò questa opportunità di far notare alla platea di professionisti direttamente coinvolti che esistono dei temi censurati, non se l'è fatta proprio scappare.
Il regista ha deciso di invitare i Cinesi alla presa di coscienza del passato durante un workshop sul tema della co-produzione, tenuto insieme al collega Alfonso Cuaron durante la quarta edizione del Beijing International Film Festival. Le critiche di Stone hanno puntato dritto al cuore del problema: le co-produzioni con la Cina sono claudicanti dal momento che la scelta degli argomenti è limitata e allo stesso tempo perennemente vincolata al denaro. Anche se entrambi i registi hanno ammesso come è dalla vitalità delle co-produzioni che dipende la crescita della cinematografia intera.
"Come il Paese è stato costruito, non vi state occupando di questo." La meraviglia del passato di questa super potenza è quindi evidentemente mancante sui grandi schermi, secondo il regista di Wall Street, che, come sopra si diceva, ci ha pure provato a portare la Rivoluzione Culturale al cinema. Di tutta risposta un bel: “non farai mai un film sulla Rivoluzione Culturale”. Affonda poi sulla recitazione, che accusa di scimmiottare l'America senza perseguire una propria via: "Quando gli attori Cinesi provano a recitare in inglese, non ha lo stesso significato. Le parole sono importanti. Mi auguro che non arriverete ad imbastardire voi stessi al fine di diventare Americani."
Probabilmente se Stone aveva avuto qualche difficoltà nel trovare accordi co-produttivi in Cina, con questo possiamo immaginare che se li sia definitivamente negati. Però è una doccia fredda a cui qualcuno doveva sottoporre questo show business fintamente ignorante: la censura esiste in Cina, è creativamente devastante, ed è piuttosto il denaro a guidare le scelte produttive per il pubblico più esteso del mondo.
“You talk about protecting the people from their history. I can understand you are a new country since 1949. You have to protect the country against the separatist movements, against the Uighurs or the Tibetans, I can understand not doing that subject. But not your history for Christ's sake”
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