Presentato in concorso alla Berlinale 2015, "Knight of Cups", ultima fatica di Malick con Christian Bale, Natalie Portman, Cate Blanchett e Antonio Banderas, delude le aspettative risultando uno dei peggiori film proiettati al Festival
Kinght of Cups, ultima fatica di Terrence Malick, era sicuramente una delle pellicola più attese di questo Festival di Berlino. Presentato in concorso, il film ha però deluso notevolmente le aspettative risultando uno dei peggiori tasselli della filmografia dell’autore nonché uno dei lavori meno convincenti passati in rassegna sinora.
Avvalendosi di un grande cast tra cui Christian Bale, Natalie Portman, Cate Blanchett e Antonio Banderas, il regista americano costruisce un film stilisticamente identico ai suoli lavori precedenti ma contenutisticamente vuoto e privo di interesse. Volendo provare a seguire il percorso di un personaggio all’apice del successo, ma privo di affetti e valori, Malick ci conduce passo dopo passo in una lunga ed estenuante sfilata di luoghi, volti, paesaggi, musiche e pensieri che trasmettono poca emozione e molta superficialità.
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Secondo la credenza dei tarocchi, il cavaliere di coppe (Knight of Cups del titolo originale) indicherebbe cambiamento nella vita di una persona. Riportando questo cambiamento in ottica autoriale, è possibile riscontrare nei primissimi minuti della pellicola un approccio diverso nello stile. Infatti, l’autore americano introduce un’estetica diversa dal solito, più pop e contemporanea a cui non ci aveva mai abituati, quasi come se volesse giocare contro coloro che lo accusano di essere sempre la pallida copia di se stesso. Ma poi il tutto torna come prima: inquadrature esteticamente ineccepibili grazie al direttore della fotografia Lubezki, montaggio accattivante, musica in primo piano, largo utilizzo del voice over. Elementi che non devono essere necessariamente considerati negativi, ma che in questo caso sembrano essere di ostacolo alla piena riuscita del lavoro.
Il grande difetto della pellicola rimane la prolissità di contenuti. Sembra che il film e il suo ideatore in primis, non abbiano le idee chiare sugli obiettivi da raggiungere, conducendo lo spettatore in un viaggio vuoto e privo di senso, abitato da luoghi, persone e pensieri che non toccano minimamente il cuore dello spettatore. Knight of Cups così finisce ben presto per annoiare e per risultare un enorme gatto che si morde una lunghissima coda. Il film è diviso in capitoli, con personaggi che non hanno motivo di esistere (per lo più si tratta di camei come accade per Antonio Banderas e Cate Blanchett): una sfilata di Carnevale colorata e vorticosa ma che, una volta tolta la maschera, crolla inesorabilmente.
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