Dopo lo straordinario “Inside Out” ecco presentato fuori concorso a Cannes un altro lavoro di animazione, “Il piccolo principe”. Il film è coraggioso e interessante, capace di mescolare diversi tratti di animazione in un progetto omogeneo
Mark Osborne torna dietro la macchina da presa per dare vita ad un nuovo lavoro di animazione dopo il debole Kung Fu Panda. Il suo Piccolo principe, presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2015 non riesce ovviamente a reggere il confronto con Inside Out, pellicola Pixar vista al Festival e sicuramente più incisiva e riuscita, ma segna comunque un tassello interessante nel mosaico della kermesse. Provando infatti a rivisitare il famosissimo libro per bambini, già di per sé operazione difficile e rischiosa data la fama del racconto di partenza, Osborne ricama sopra una trama che prova a incorniciare le avventure del principino e dell’aviatore allungando il brodo in maniera un po’ discontinua, soprattutto nel finale, ma decisamente originale e soprattutto senza risultare goffo.
l film infatti non è una trasposizione del romanzo, anzi. Per sottolineare ancora di più questa differenza con la materia di partenza, il regista decide di adottare una tecnica d’animazione diversa ad ogni contesto narrativo: animazione tridimensionale per le “nuove” avventure e stop motion per la trasposizione. Sono molti i picchi di grande impatto che il film riesce a toccare grazie ad una semplice genuinità, come la sequenza del volo dell’aereo, e di spiccato senso cinematografico, l’incipit. Anche se, come già detto, il tutto rischia di annoiare lo spettatore per il suo ingente minutaggio, soprattutto se pensiamo che il pubblico di riferimento è ovviamente infantile, Il piccolo principe rimane sicuramente un prodotto godibile e avvincente capace di convincere grandi e piccini.
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