Madrina d’eccezione della serata di chiusura del Giffoni Film Festival, Ornella Muti si è sfogata circa l’attuale situazione di stallo dell’industria cinematografica italiana sottolineando i pochi ruoli a disposizione delle attrici della sua età
La sua ultima apparizione cinematografica risale a due anni fa in To Rome with Love, dove faceva la comparsa. Ma con più di 100 film all’attivo, numerosi premi e collaborazioni internazionali, Ornella Muti è stata la degna madrina di chiusura di un festival come il Giffoni. “So che può sembrare ovvio ma già il fatto che questo festival sia arrivato alla sua 44esima edizione la dice lunga sulla sua grandezza”, ha osservato. “È un evento gestito dai giovani per i giovani che un domani saranno i portatori del nostro cinema che oggi è abbastanza traballante. Io sono più adulta e i ruoli da propormi sono diminuiti, per cui è sempre più difficile trovare l’opportunità di esprimersi”. L’attrice romana ha lavorato per circa trent’anni dal 1970 al 2000 con i più grandi registi del cinema italiano ed internazionale a partire da Monicelli, Ferreri e Risi per arrivare a Il bisbetico domato con Adriano Celentano.
Tra i ragazzi c’è chi la ricorda per il ruolo di Cass in Storie di ordinaria follia di Marco Ferreri e lei ammette. “Quando mi chiedono di scegliere un ruolo che ho amato particolarmente non so mai cosa rispondere avendone interpretati tanti. Però devo dire che la bella e incompresa Cass mi è sempre rimasta nel cuore. Lavorare con Ferreri è stato un vanto ma i critici mi hanno anche molto bastonata. Era un regista troppo avanti con i tempi che in Italia facevano fatica a comprenderlo. I suoi film sono forse più attuali oggi che allora”. L’incontro con i ragazzi ha avuto un tocco di colore quando la Muti ha parlato dei baci sul set a proposito del film Tutta Colpa del Paradiso di Francesco Nuti che espresse il suo desiderio di baciarla. “Al cinema tanti baci sembrano veri ma non lo sono. Poi bisogna ammettere che se il partner è piacente a quel punto baciare può diventare un'occasione”.
Ma perché definisce il nostro cinema traballante? “Io sono stata fortunata perché ho lavorato nell’era dei grandi autori, sceneggiatori e produttori. Oggi la figura del produttore è più vicina a quella del distributore che del creativo e non c’è nessuno pronto a rischiare sul talento dei giovanissimi autori". Effettivamente però il suo modo di approcciarsi a nuovi ruoli è cambiato. "Naturalmente oggi sono più selettiva, voglio essere orgogliosa di ciò che faccio. Sono nata sotto il segno dei pesci e soffrirei se avessi dei dubbi nel rivedermi". In cima alla lista delle sue priorità c’è sempre stata la sua famiglia. “Avevo posto un vincolo nel contratto del film Il frullo del passero che prevedeva lo stop delle riprese qualora mio figlio avesse pianto. La famiglia per me è sempre stata un caposaldo, mi ha aiutato a superare i momenti più difficili. Certo sicuramente a volte ho dovuto trascurarla per la mia carriera o viceversa".
In questo momento di crisi il teatro è il suo salvagente: "I giovani che vogliono approcciarsi al cinema non trovano grandi spazi. Per fortuna c'è il teatro che invece è una bella scuola. Anche se c'è il contatto diretto con il pubblico, è meno spaventoso perché dietro hai sempre un gruppo, una compagnia che ti protegge". La Muti, che ha vissuto per diversi anni in Francia, si è detta grande ammiratrice del cinema d’oltralpe. “ln Francia è tutto diverso. Le sale sono piene, mentre in Italia la gente preferisce restare a casa a guardare le fiction. Allora chiedo proprio agli spettatori, perché non andate più al cinema?".
Il futuro non sembra molto promettente per Ornella Muti che, a parte l'impegno attuale in teatro con Processo alla strega di Silvano Spada (ispirato a Processo alla strega Matteuccia Di Francesco di Domenico Mammoli) non sembra avere particolari progetti in cantiere. "Ho avuto diverse proposte”, ha detto l'attrice, “c'è l'ipotesi di un progetto sperimentale in Spagna, con giovani autori, attendiamo risposte sui finanziamenti”. Poi ha sottolineato amaramente come il progetto del film I Barbari di Carmine Amoroso, regista dell’interessante Cover-Boy del 2007, sia definitivamente naufragato. “Quella era l’opportunità per me di interpretare un personaggio meraviglioso, ma sono passati circa quattro anni e quel film è ancora un miraggio”.
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