“La tigre bianca” (2021) di Ramin Bahrani, su Netflix dal 22 gennaio 2021
L’ascesa sociale di un ragazzo povero nella corrotta “democrazia” indiana …
Un film interessante, colto, profondo, intenso, narrato magistralmente, con attori bravissimi e un ritmo che ti accompagna fino alla fine con leggerezza e, al contempo, con potente drammaticità.
La storia è ambientata nei giorni nostri (2010) e la cornice è la “democrazia” indiana fondata su un sistema di capillare corruzione e sul radicato e trasversale razzismo di casta. Una classificazione millenaria che in India ha visto migliaia di caste – oggi sono poche decine - che determinavano e determinano tutt’oggi una rigida gerarchia piramidale di padroni e di servi. Padroni che tutto possono, senza temere pene o ripercussioni, sui loro servitori! La gerarchia sociale del popolo indiano si trasmette di generazione in generazione da millenni, e nessuno la mette in dubbio: i servi sono servi i padroni sono padroni!
È questa l’essenza fondamentale e, per certi versi, “naturale” della vita sociale del popolo indiano. Una “cultura” che viene instillata nella mente dei bambini sin dalla nascita, nella mente di quelle generazioni che noi in Occidente chiamiamo “I Giovani”. In India “I Giovani” hanno un destino segnato dalla casta della quale fanno parte. Il razzismo è parte integrale e fondamentale della cultura indiana! Questo è un concetto insindacabile se si vuole parlare con onestà intellettuale dell’India. E il film di Ramin Bahrani lo sottolinea brillantemente e crudemente in ogni fotogramma della successione filmica. «La cosa più grande che questo paese abbia creato nei suoi dieci mila anni di storia, è la stia per polli. Vedono e sentono l’odore del sangue, sanno che toccherà anche a loro, eppure non si ribellano, non provano a scappare dalla stia. Qui i servitori sono stati cresciuti per comportarsi così.
I mobili che porta quell’uomo varranno almeno due anni di stipendio, ma lui fedelmente li porterà con i soldi al suo padrone, non toccherà mai una singola rubia. Nessun servitore lo fa, perché gli indiano sono i più onesti e spirituali al mondo? No! È perché il novanta nove virgola novanta nove per cento di noi è intrappolato dentro la stia per polli. L’affidabilità dei servitori è così potente che potresti mettere la chiave dell’emancipazione nella mano di un uomo e te la rilancerebbe con tanto di maledizione.» Ecco cosa dice ad un certo punto a questo proposito Balram Halwai.
Ma anche in India esistono delle possibilità per riscattarsi dalla povertà e provare a scalare le caste superiori dei padroni: «Per i poveri esistono solo due modi per arrivare in alto: il crimine o la politica.» Questo dice Balram Halwai quando, divenuto da povero un imprenditore di successo, parla di sé come di colui che è diventato la Tigre Bianca: «Sarei dovuto diventare la creatura che nasce una sola volta per generazione: La tigre bianca!». Ma tutto questo comporta la tenuta dell’ambiguità per rimanere in alto come imprenditore indiano: «Nel mio paese conviene stare da entrambe le parti.
L’imprenditore indiano dev’essere onesto e corrotto, cinico e credente, subdolo e sincero, tutto allo stesso tempo.». Insomma, un sistema sociale dove la lotta per la sopravvivenza di matrice darwiniana è radicato come elemento essenziale del modo di agire e di tenere le relazioni.
Ma il film non parla solo di questo, ma anche della imminente – nei prossimi cento o duecento anni - decadenza dell’Occidente che veste i panni degli Stati Uniti d’America: «L’America è il passato. L’india e la Cina sono il futuro. Con la convinzione che il futuro del mondo risieda nell’uomo giallo e nell’uomo nero, ora che il nostro padrone è l’uomo dalla pelle bianca, e si è perso a causa della sodomia, l’uso dei cellulari e l’uso di droghe…».
E come dar torto a Balram Halwai su questa sua riflessione. Non è una questione di profezia, ma una questione sostanziale che già illustri filosofi occidentali contemporanei hanno da anni previsto. Ma questa è un’altra storia che forse affronteremo un’altra volta, ma intanto il lettore di queste poche righe potrebbe approfondire l’argomento leggendo i saggi dei due grandi pensatori contemporanei, entrambi di cultura transalpina, che hanno scritto fiumi di inchiostro sul predominio in Occidente della “Mediocrazia” a danno della “Meritocrazia”, e che a causa di questo predominio, è inevitabile la prossima e imminente “Decadenza” e scomparsa della nostra cultura e del nostro modello di vita “democratico” a vantaggio di quello di popoli e di culture quali, per esempio, quella cinese e indiana! E qui il riferimento ai filosofi Michel Onfray (2017) e Alain Deneault (2017) è evidente.
In fondo questo film potrebbe essere una metafora. Oppure no! Potrebbe servire come modello di paragone con nostro modello di vita e di “democrazia”. Oppure no! A questo punto la domanda è d’obbligo: in cosa il nostro Paese si discosta dal modello di “democrazia indiana” e di vita sociale fatta di rigidi caste che descrive il film?
La risposta la lascio al lettore che certamente saprà cogliere gli elementi essenziali che ci accomunano e ci differenziano dal “modello indiano” de “La tigre bianca”!
Trama da Coming Soon:
«La Tigre Bianca, film diretto da Ramin Bahrani, racconta la storia di Balram Halwai (Adarsh Gourav), un povero ragazzo indiano, che dal suo umile villaggio viene ingaggiato come servo di Ashok (Rajkumar Rao) e Pinky (Priyanka Chopra). I due ricchi signori sono da poco tornati dall'America e alla ricerca di un autista. È così che Balram, cresciuto con l'idea di diventare un servo perfetto, si propone a loro. Peccato che il suo padrone, Ashok, inizi col tempo a manifestare un atteggiamento sempre più arrogante nei confronti dell'autista, fino a quando una notte non lo tradisce, incolpandolo di un incidente commesso da lui stesso. È da questo momento che Balram, sul punto di perdere ogni cosa, decide di cambiare, ribellarsi alla servitù dei suoi padroni e ascendere egli stesso al ruolo di padrone con il nome "La Tigre Bianca"...»
“La tigre bianca” su Netflix
https://www.netflix.com/it/title/80202877
Scheda IMDb
https://www.imdb.com/title/tt6571548/
Trailer su YouTube
PER APPROFONDIMENTI:
Michel Onfray, “Decadenza”, Ponte alle Grazie Ed., Milano, 2017
http://www.ponteallegrazie.it/
Michel Onfray
https://it.wikipedia.org/wiki/Michel_Onfray
Alain Deneault, “La mediocrazia”, Neri Pozza ed., Milano, 2017.
http://neripozza.it/libri/la-mediocrazia
Alain Deneault
https://en.wikipedia.org/wiki/Alain_Deneault
Andrea Giostra
https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/
Voto della redazione:
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