Recensione di Colpa delle stelle | Tenero teen romance con effetto lacrima, ma "era meglio il libro"
Recensione di Colpa delle stelle con Shailene Woodley: il cancer movie di Josh Boone ha un'emozionante protagonista e scorre come un sorso d'acqua fresca, ma regia e sceneggiatura peccano di mancanza di azzardi e guizzi
“Nel tardo inverno dei miei sedici anni mia madre decise che ero depressa”: comincia così Colpa delle stelle, sesto romanzo dell’americano John Green e il più amato e fortunato dell’autore paladino di uno young adult letterario che è tale solo nella trama, che non infinocchia i suoi lettori ma nemmeno gli impedisce di sognare con audacia. Istantaneo successo di pubblico e critica, appena due anni dopo la pubblicazione Colpa delle stelle arriva in versione cinematografica, impacchettato in un involucro filmico a prova di insoddisfazione dei fedelissimi e dei nuovi adepti: protagonisti del cancer movie/love story teen sono due stelline hollywoodiane in ascesa (la Shailene Woodley e l’Ansel Elgort di Divergent), la colonna sonora è curata da cantanti indie-ma-non-troppo (da Birdy a Ed Sheeran e Jake Bugg), la sceneggiatura firmata a quattro mani dal duo che ha regalato al cinema due romance di particolare risonanza (il bellissimo (500) giorni insieme e il bruttissimo The Spectacular Now), la regia è di un film-maker quasi alle prime armi, con alle spalle un unico lungometraggio (romantico, ça va sans dire), ovvero l’insipido Stuck in Love.
Ebbene, se la riuscita apparentemente inevitabile e impeccabile di Colpa delle stelle rivela in realtà qualche crepa, la responsabilità è proprio del reparto regia e script: la prima osserva il flusso degli eventi con una sobrietà limpida e priva di retorica, ma a volte, proprio per questo, è pericolosamente in bilico tra la placida registrazione di ciò che avviene e la sottile incapacità di infondere ritmo e pathos alla narrazione. Una direzione da 6 politico, insomma, ma senza un guizzo o un'idea che la porti a decollare. In sede di sceneggiatura manca una manciata di coraggio, l’azzardo di tagliare (e aggiungere) qualcosa dal romanzo di partenza senza il timore di rappresaglie da parte dell’agguerrito fandom; Scott Neustadter e Michael H. Weber prendono il lavoro di trasposizione in senso letterale ed estremo: scena per scena, riga per riga, la corrispondenza è perfetta e vedere Colpa delle stelle è praticamente come leggere il libro illustrato. È assistere a una buona storia che scorre cristallina come un sorso d’acqua fresca e lascia una sensazione tiepida, asciugata però di quella scarica elettrica che invece era il romanzo, così ribollente di rabbia, sangue, vita, di un amore che si sentiva speciale e irripetibile.
Comunque, quello che ci resta da spettatori prima che da fan o potenziali tali è un teen romance carino, pulito, godibile, un po’ troppo lungo, tenero a tratti e infine commovente soprattutto grazie alla performance della Woodley, una Hazel Grace Lancaster che brilla di luce propria, spontaneità e alchimia col partner di scena, in grado di donare vita a una performance misurata e toccante.
Voto della redazione:
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