Recensione di Cenerentola di Kenneth Branagh: La nuova versione della fiaba è praticamente un remake filologicamente corretto del classico Disney, con una scialba protagonista e una narrazione meccanica. Si salva la grande Cate Blanchett
Di fronte a prodotti come la bellissima serie tv fantasy C'era una volta, la rivisitazione dalla parte del villain di Maleficent, o ancora la novità nell'impianto fiabesco di cartoon come Frozen, l'arrivo di questo Cenerentola targato Kenneth Branagh (Fuori Concorso al Festival di Berlino 2015) destava abbastanza curiosità nel suo presentarsi come versione classicamente tradizionale della mitica storia.
Con la francamente scialbetta Lily James (simile, non solo nel nome, alla coetanea – più famosa e più bravina – Lily Collins), uno dei protagonisti de Il trono di spade Richard Madden (che qui, non è magnetico manco a strapagarlo e sembra uno dei tanti), una fata madrina col volto anticonvenzionale di Helena Bonham Carter, l'azzeccata Cate Blanchett elegante e perfida Matrigna (in piacevole, anche se non perennemente, overacting), e alla regia un cineasta come Branagh che ormai al mainstream ha preso gusto, Cenerentola poteva essere una deliziosa reimmersione nell’incanto di una fiaba in pieno stile Walt.
Del film d'animazione disneyano, celebrato a 65 anni dalla sua nascita, questa pellicola è praticamente il remake: dai personaggi secondari e i nomi (il topo Gas Gas, il gatto Lucifero), a qualche canzone (Canta usignol!) fino ai costumi (ovviamente l'iconico vestito blu del ballo).
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Agli elementi resi leggendari (ma, andiamo, non per questo inscalfibili e inamovibili) dal cartoon, la versione 2015 non solo non rielabora né aggiunge niente di consistente (se non triti e mosci intrighi di corte), ma addirittura peggiora. L'introduzione colorata e sdolcinata fino all'eccesso, l'invasamento recitativo degli attori (come se interpretare una favola significasse essere sempre insistentemente caricaturali e calcati col grassetto), una regia anonima (l’autore pare proprio aver perso il suo tocco) una sceneggiatura blanda e lenta che approfondisce i protagonisti solo superficialmente, un indottrinamento ripetuto fino alla nausea su gentilezza e coraggio a ogni costo, Cenerentola è tanto disneyanamente filologico quanto posticcio, meccanico, spento. Piuttosto, andate a rivedervi l'originale del 1950 diretto da Wilfred Jackson, Clyde Geronimi e Hamilton Luske, o magari Ella Enchanted, un film più piccolo che a questa favola si ispirava – e che comunque non va al di là del ‘carino’. E abbiamo detto tutto.
Voto della redazione:
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