Recensione di È arrivata mia figlia! | Commedia umana misurata e felice
Recensione di È arrivata mia figlia! di Anna Muylaert: Una commedia umana misurata e felice sull'identità e lo scontro di classe tra mura domestiche, con una magnifica Regina Casé. Premio della giuria al Sundance
Da più di dieci anni, Val (la magnifica Regina Casé) è domestica nella grande casa di una famiglia benestante. Placida, accondiscendente, conosce a menadito le esigenze della cortese e fredda Barbara, le medicine da somministrare al sommesso Carlos, le parole e l’affetto da consegnare all’adolescente Fabinho, che si rifugia tra le sue braccia più spesso che in quelle della sua vera madre. Val sa quali sono le regole, le sa "fin dalla nascita", e le rispetta nei silenti automatismi quotidiani. Ma un giorno, arriva una notizia inaspettata e magica: sua figlia Jessica, con cui non parla da tempo e che non vede da un decennio, quella figlia quasi estranea, verrà a stare con lei a San Paolo per poi provare a entrare in una prestigiosa facoltà di architettura. Jessica, ormai una giovane donna dallo sguardo fermo e splendente, puntualmente cozza contro l’ordine prestabilito della casa dei ''padroni'', dove Val deve ospitarla. Commette infrazioni inaudite: mangiare il gelato di Fabinho, rispondere a tono, sedersi alla loro tavola, fare il bagno nella loro piscina. E mentre cresce il malcontento di Barbara, la povera Val si trova a fare i conti con l’implosione di una gerarchia domestica fino a quel momento ciecamente accettata, come parte di un meccanismo conseguente a una selezione naturale di cui la presenza della figlia, libera, indipendente, sicura di sé, fa emergere le falle.
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È arrivata mia figlia!, vincitore del Premio del Pubblico a Berlino e di quello della Giuria al Sundance, commedia umana tutta racchiusa all’interno delle quattro, asettiche mura della villa, è opera misurata e controllatissima, con una mano di regia abile a gestire gli spazi (si veda la scena del risveglio mattutino e della reazione da parte di Val prima verso Jessica e poi verso Fabinho) e una sceneggiatura pacata, ironica e lucida, che ben illumina senza ridondanze le meschinità della borghesia e lo spaccato popolare.
Una rivalsa, quella narrata in È arrivata mia figlia!, prima che di classe di identità, un atto di dignità gioiosa e liberatoria, un accogliere felice la possibilità di essere giusti anche quando non ci s’incastra nelle istituzioni regolamentate della società (non a caso l’elemento del set di tazzine bianche e nere diventa quasi un leitmovit). Un film bello, dal finale gioioso, dal respiro di serena rinascita.
Voto della redazione:
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