Premiato con due Oscar, Haskell Wexler rimane famoso anche per le differenze artistiche con Milos Forman sul set di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”
Haskell Wexler era nato il 6 febbraio del 1922. Se fate i conti, si è visto passare davanti sia la seconda guerra mondiale che la guerra del Vietnam. Citiamo questi due eventi perché potrebbero sintetizzare bene il percorso esistenziale di un grande lottatore, anzi un personaggio sempre in opposizione e scomodo. Di tutto questo forse troverete poco nelle biografie. Tentiamo qui di riportare alcuni elementi secondo noi molto significativi della sua vita.
Proprio nel periodo fascista Wexler si trova in Italia, ha soltanto 12 anni e filma gli squadroni giovanili di Mussolini, con un macchina da presa 16mm.
Qualche anno dopo nella marina mercantile è marinaio, durante la seconda guerra mondiale, per ben quattro anni e mezzo e viene pure decorato per aver salvato con estremo coraggio alcuni membri dell’equipaggio della sua nave dalle acque infestate da pescecani al largo delle coste sudafricane.
La sua vita sembra già una leggenda di altri tempi quando si riportano simili particolari. In effetti, Wexler era anche il prototipo del self made man americano. Era nato a Chicago e dopo l’università di Berkeley in California aprì uno studio in Illinois. Iniziò la vera e propria carriera dedicata alla fotografia cinematografica.
La prima forma d’arte a impressionarlo fu il documentario come possibilità di testimoniare le realtà più crude. A qualcuno non piacque la posizione estrema di Wexler, così nel 1958 con Stakeout on Dope Street, diretto da Irvin Kershner, girato con lo pseudonimo di Mark Jeffrey. Wexler era già stato bandito come membro dell’Hollywood Guild. Proprio in quell’occasione girò con camera a mano direttamente nelle location in esterno piuttosto che in studio.
La sua tecnica raggiunse l’apice nella celebre sequenza con macchina a mano in A face in the Rain (Irvin Kershner, 1963) che seguiva un attore in un vicolo stretto. Altri titoli indimenticabili seguirono come America, America – Il ribelle dell’Anatolia (Elia Kazan, 1963), The Best Man – L’amaro sapore del potere (Franklin J Schaffner, 1964) e Chi ha paura di Virginia Woolf? (Mike Nichols, 1966) primo Oscar, nel quale rimasero indimenticabili i primi piani dei due protagonisti, Elizabeth Taylor e Richard Burton.
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La sua capacità di regolare l’intensità delle luci con oscuratori e ombrelli era davvero proverbiale, riuscendo a creare delle dimensioni sceniche separate: il background con luci artificiali oppure altri esterni molto dark.
Più tardi con i suoi primi film a colori in Il caso Thomas Crown (1968) con Steve McQueen e Faye Dunaway utilizza con estrema sicurezza e grande fascino estetico splitscreen e zoom
Nel frattempo si lanciava nella regia con un altro documentario Medium Cool (1969) girato per la Convention democratica a Chicago.
Negli anni settanta Wexler documenta con precisione le assurdità della guerra in Vietnam e pure le responsabilità del governo statunitense: testimonia come sia stato spietato quell’intervento e quanti abusi siano stati commessi dando alle truppe militari la totale libertà assicurando l’impunità per il fatto di sparare a chiunque.
Wexler considerò tutto ciò un crimine perpetrato dagli Stati uniti all’umanità e andò in Vietnam con Jane Fonda e il marito di allora Tom Hayden. Poi con Ashby girò nel ’78, insieme alla stessa Fonda, uno dei film più critici contro la guerra in Vietnam, Tornando a casa.
Il carattere scontroso ed estremamente coerente di Wexler furono forse responsabili del suo famoso litigio sul set di Qualcuno volò sul nido del cuculo con Milos Forman, laddove fu anche licenziato e rimpiazzato da Billy Butler.
Negli anni ottanta, già considerato un pericolo dall’FBI che conservava un file corposo sulle sue attività, la sua critica al governo statunitense si traduce in un film contro l’intervento in Nicaragua, Latino (1980), prodotto dalla Lucasfilm, che passò anche al Festival di Cannes.
Nel 1988 ricordiamo un film davvero straordinario firmato da John Sayles. Si trattava di Matewan. E anche qui lo zampino di Wexler fu determinante. Per quest’opera vinse l’Independent Spirit Award per la migliore fotografia.
Muore nel sonno il 27 dicembre 2015, all’età di 93 anni.
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