Nuova mossa della censura cinese che si rivolge (ancora) all’omosessualità: tolte dall’etere la produzione seriale “Addiction” e “Go Princess Go”
Dopo la comunicazione ufficiale delle nuove norme sulla pubblicazione online, gli attacchi del SAPPRFT questa settimana si sono rivolti alla web serie Addiction, di poco preceduta dalla censura di Go Princess Go. Entrambi sono prodotti che nascono per la visione seriale online, il primo su iQiyi, il secondo su LeTV.
Addiction (anche conosciuto col titolo Heroin) racconta la storia di un gruppo di teenagers della scuola superiore, interpretati da nuovissimi e giovanissimi volti. Dalla sua messa online, più di un mese fa, ha conquistato il cuore dei fan per oltre 10 milioni di click, attirando così su di sé le attenzioni del censore. Il taglio è arrivato a tre episodi dalla fine, che non saranno quindi più fruibili sui siti accessibili in Cina, ma che si possono invece trovare su Youtube. Né i distributori, né la produzione Huace Group, né tanto meno lo stesso SAPPRFT, si sono esposti in un commento sui social.
L’attacco a questa produzione di successo LGBT non arriva del tutto a sorpresa. La più recente presa di posizione è avvenuta per questa produzione dal risultato sorprendente, firmata LeTV: con 50,000 sottoscrizioni, 2.4 miliardi di click e 1.5 milioni di dollari in profitto, Go Princess Go sembrava essere la nuova hit online di Natale 2015. Se non fosse che la sua storia con non definite preferenze sessuali, ha scatenato l’ira del perbenismo mediatico. Non sono servite le promesse di rivedere l’esposizione dei contenuti e il montaggio da parte della produzione. È andata un po’ meglio a The Empress of China, che lo scorso anno ha concordato un taglio di autocensura per rimanere online; oppure a The Lost Tomb, che al primo avviso ha costretto i produttori ad una manovra di emergenza: e questo malgrado i suoi 760.000 dollari ad episodio e i 2.6 milioni di sottoscrizioni iQiyi paganti. E queste web serie non sono le sole.
Come si può intuire, i numeri dicono che la platea che segue queste produzioni è nutrita, al punto che un Governo che si è mostrato così interessato all’industria dell’audiovisivo, dovrebbe seriamente prendersi a cuore questa fetta di pubblico. La generazione giovane è attratta dal genere LGBT, molto più della precedente degli anni Sessanta: mentre la risposta del mercato è stata quella di seguire la domanda, chiaramente, il Governo ha proceduto a continui oscuramenti mirati. Come nel caso del documentario Mama Rainbow: tolto dalla piazza sebbene sommerso di click, ha ultimamente perseguito il SAPPRFT e pur dopo aver vinto la causa, di questo prodotto sui siti cinesi non c’è ancora traccia.
[Leggi anche: Nuovo giro di vite in Cina per i contenuti online stranieri e ai film da Taiwan e Hong Kong]
D’altro canto, le nuove direttive dell’organo ufficiale di censura, sono ben poco fraintendibili: “No television drama shall show abnormal sexual relationships and behaviors, such as incest, same-sex relationships, sexual perversion, sexual assault, sexual abuse, sexual violence, and so on”. Sebbene non abbia valore di legge, è chiaro che il poter effettivo del SAPPRFT è ben lontano dal limitarsi alla sola minaccia
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