Il Media Development Authority di Singapore ha proibito la distribuzione di “To Singapore, with love” di Tan Pin Pin
Pare sconsolata e delusa, ma non demotivata nella sua ricerca artistica, la regista Tan Pin Pin, una interessante documentarista dalla piccola Singapore (Singapore GaGa, Invisible city). Infatti, è notizia degli organi ufficiali emessa il 10 settembre, che del suo ultimo documentario To Singapore, with love è stata proibita la proiezione in patria, classificato come inadatto a qualsiasi pubblico.
La motivazione ufficiale del Media Development Authority (MDA) è che il film minaccia la sicurezza nazionale tramite contenuti distorti e non veritieri. Ma questi contenuti sono in realtà la testimonianza di alcuni esiliati politici che Tan Pin Pin è andata a recuperare in giro per il mondo, tra l'Asia e l'Europa. I suoi testimoni parlano delle ragioni per cui hanno lasciato Singapore e ancora vivono al di fuori della loro nazione d'origine, e pare essere proprio questo ad avere più infastidito la MDA. Probabilmente poiché questi personaggi sono quegli ex-comunisti, studenti o militanti politici che dagli anni 60 in poi hanno lasciato la patria per sfuggire alla detenzione politica senza equo processo possibile in quegli anni, e questa scelta ha fortemente influenzato le loro vite.
Il documentario è passato al Busan dove ha ricevuto un nutrito riconoscimento all'Asian Cinema Fund, a Dubai, a Berlino, ottenendo approvazione e critiche toccanti. La regista, a seguito del fallimento della richiesta del visto di censura, ha dichiarato come la sua intenzione era quella di “capire come siamo diventati ciò che siamo affrontando quel che è stato taciuto e proibito. Forse quello che rimane potrebbe essere la nostra essenza attuale. Speravo anche che il film potesse aprire un conversazione nazionale e permetterci di capire meglio noi stessi e la nostra nazione.” Amarezza quindi per un prodotto che era stato pensato per Singapore, con amore; ironia della sorte, che un film che racconta di esiliati sia a sua volta costretto all'esilio.
In risposta all'azione del MDA, la comunità artistica di Singapore si è unita in una petizione chiedendo espressamente una reazione da parte dell'organo: “[...] Vorremmo suggerire alle autorità di pubblicare la loro versione degli eventi in questione piuttosto che proibire il documentario, in modo che gli spettatori possano farsi una propria idea. […] Molti commentatori hanno descritto la visione come essenziale per i Singaporiani. Vietare il film servirà solo a rinforzare l'idea che il nostro Governo sta cercando di limitare la discussione a proposito della nostra stessa storia.”
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