Recensione di La región salvaje (The Untamed) | Amat Escalante tra sesso e sci-fi

Attenzione alla più antica delle bramosie umane, ovvero il desiderio sessuale, leggasi anche “arrapamento”. L’eros, ormai lo sappiamo (è la stessa storia del cinema ad avercelo insegnato), porta spesso a delle conseguenze tragiche, soprattutto quando esplode a briglia sciolta nell’estasi più incontrollata, anarchica, e misteriosa. E La región salvaje (The Untamed) parte proprio come un mistero da assoluto WTF, presentandoci fin da subito un incipit a metà tra delirio e pazzia, come un visionario quadro uscito da un oscuro incubo.

Un anomalo film sul sesso, la nuova opera del messicano Escalante, qui in verità meno aggressivo del solito rispetto i suoi precedenti lavori (Heli su tutti), ma decisamente più intrippato, sfuggente, alieno. L’autore, infatti, introduce il fattore fantascientifico al suo spettacolo bizzarro, creando un'amalgama indefinita eppur magnetica col pacato realismo della narrazione. Tutti si masturbano, tutti sono insoddisfatti, e l’unico piacere può nascere dall’ignoto più rischioso (l'incanto dello sci-fi è già tutto qui), quello che non sai mai se ti regalerà un orgasmo o la morte. 

[Leggi anche: Nuova clip per “La Region Salvaje” di Amat Escalante]

E La región salvaje procede così, iniettando l’elemento straniante nella quotidianità e scombussolando le esistenze dei vari personaggi. Il sesso, insomma, come totale e inesorabile Visitor Q miikeiano, qui però virato prima all’asfissia, e poi all’inevitabile [auto]distruzione.

La messa in scena è secca, semplice, e talvolta fredda, non certamente al massimo dell’empatia: eppure, per quanto sia difficile amare con passione un film di questo genere, rimane comunque una visione talmente rischiosa che difficilmente lascerà indifferenti. E in questo Lido in cui spesso abbiamo visto sfilare pellicole innocue, Escalante riesce ancora una volta a farci pulsare il sangue di vitale e morbosissima curiosità.