Non sempre trasporre in modo fedele un evento veramente accaduto è sinonimo di realismo o è la scelta migliore da fare in ambito cinematografico. Molti autori lo hanno sperimentato, vediamo come
Quando un film è anticipato dalla frase "tratto da una storia vera", quello che ci aspettiamo è una sceneggiatura che segua il più possibile le vicende alle quali si ispira, e che sappia raccontare al meglio fatti che già conosciamo o sui quali vorremmo sapere qualcosa in più. La cosa migliore che un regista possa fare è attenersi a tutte le informazioni di cui dispone, facendo particolare attenzione - oltre alle vicende chiave dell'intera storia - anche a quei dettagli realmente accaduti in grado di aumentare il senso di realismo nella pellicola. Il background storico, ambientazioni coerenti, dialoghi non artificiosi che rispecchino la realtà o episodi di contorno che pur rallentando il plot principale, creano un senso di verismo nell'opera.
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Eppure molti registi hanno sperimentato che non sempre trasporre fedelmente un evento veramente accaduto è la mossa migliore da fare. Anzi, alcuni di loro sono stati costretti ad alterare dei dettagli proprio perché, paradossalmente, la realtà era "poco realistica" o inadatta al pubblico.
I vermi di The Revenant
Il film che è valso l'Oscar a Leonardo DiCaprio colpisce subito per l'estrema accuratezza storica e il realismo dei dettagli fisici, come ad esempio le ferite riportate dal protagonista e il loro processo di guarigione. Tuttavia Iñárritu ha rimosso un particolare della vita di Hugh Glass dal suo film perché credeva sarebbe sembrato troppo assurdo. Per evitare che le ferite si infettassero e la cancrena si espandesse, Glass ne fece mangiare i bordi dai vermi, che eliminando la carne morta gli hanno evitato una morte prematura. Tutto logico. Il motivo per cui il regista ha deciso di tagliare questo dettaglio? Era convinto che i vermi non sopravvivessero a quelle temperature, e quindi la scena sarebbe sembrata troppo fuori contesto.
La testa della Statua della Libertà in Cloverfield
C'è una celebre scena epica nel monster movie di Matt Reeves, in cui la creatura dopo aver staccato la testa alla Statua della Libertà, la scaraventa per le strade della città. Per rendere il tutto più realistico possibile, lo staff ha realizzato un modello della testa a grandezza naturale - identico in tutto e per tutto a quella reale - inserendolo anche nel teaser trailer. Il risultato? La scena è sembrata al pubblico troppo "falsa" e la testa troppo piccola, così per il film è stato realizzato un secondo modello, più grande del 50%.
L'atletico Alan Turing in The Imitation Game
Nell'immaginario collettivo la figura del "nerd", matematico e geniale pensatore è sempre associata ad uno stile di vita che viaggia su un binario parallelo rispetto allo sport. Quindi perché Alan Turing avrebbe dovuto essere atletico nel film The Imitation Game? Chi avrebbe potuto accettare una cosa simile? Eppure lo sport ha giocato un ruolo molto importante nella sua vita, tanto che per pochissimo non si qualificò alle Olimpiadi del 1948.
L'omosessualità di John Nash in A Beautiful Mind
Nella vita reale il personaggio interpretato da Russell Crowe ha avuto molte relazioni con altri uomini, tanto da essere stato arrestato nel 1954 in una operazione di polizia contro gli omosessuali, che gli costò anche il posto di lavoro. Non sappiamo bene il motivo per cui l'omosessualità di John Nash è stata esclusa dal film A Beautiful Mind, ma di certo possiamo immaginarlo. Probabilmente sarebbe stato troppo difficile per il pubblico dell'epoca amare un personaggio gay. Triste ma vero.
Le guardie idiote in Public Enemies
C'è una scena nel film di Michael Mann in cui John Dillinger riesce a fuggire di prigione con una pistola finta, facendo credere a tre guardie che sia vera. Un fatto già assurdo di suo, ma sicuramente più credibile di quello che successe nella realtà. Dillinger riuscì ad imbrogliare ben 17 guardie, ma il regista decise di diminuire il numero perché la cosa sarebbe sembrata troppo surreale.
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