Protagonista della giornata inaugurale del London Film Festival con il film "The Imitation Game - L'enigma di un genio", Benedict Cumberbatch ha raccontato cosa ha significato per lui interpretare il matematico omosessuale Alan Turing
Sguardo glaciale ed enigmatico, umorismo tipicamente inglese e un talento ancora inesplorato. Benedict Cumberbatch è stato l’assoluto protagonista della prima giornata del London Film Festival, dove ha presentato l’anteprima europea di The Imitation Game - L'enigma di un genio. L’attore britannico, che da anni interpreta il detective Sherlock Holmes per la BBC, è un vero e proprio divo da queste parti come testimoniano le centinaia di ragazze assiepate sul red carpet alle prime luci del mattino. In conferenza stampa ha spiegato le ragioni per cui ha accettato il ruolo di Alan Turing e che tipo di esperienza è stata girare un film con il regista norvegese Morten Tyldum.
Che cosa ha significato per lei interpretare Alan Turing?
Innanzitutto vorrei dire quanto sono fiero di aver preso parte a questo grandioso film. È ovviamente un piacere e un grande onore per me aprire il London Film Festival. Tornando al film, gli ultimi dieci anni sono stati decisivi per la rivalutazione della figura di Turing. Ha ottenuto finalmente i riconoscimenti che gli spettavano anche se non si possono cancellare né il modo in cui è stato vilipeso in vita né il calvario disgustoso che è stato costretto ad affrontare.
Come crede che sia stata rappresentata sul grande schermo la sua omosessualità?
Sono contento che non ci siano scene di sesso esplicito. La confessione della sua omosessualità fa di lui un uomo innocente ma anche poco disposto a nascondersi. Mi ha colpito la sua onestà con se stesso. Però voglio precisare che stiamo parlando di una persona e non di un manifesto.
Eppure qualcuno continua a vederla solo e soltanto come Sherlock.
Sono sicuramente limitato da chi sono e da come appaio ma, da attore, posso essere tante altre persone. Non è che ho letto la sceneggiatura e ho pensato: “Ah questo è Sherlock Holmes in tweed”. La sua vita equivaleva al suo lavoro e questa è una delle cose che mi premeva di più sottolineare. Poi devo dire di non aver capito molte cose del suo lavoro. Non sono mai stato bravo in matematica ma per entrare in empatia con lui non bisogna necessariamente essere dei matematici o degli ingegneri meccanici.
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È indispettito o onorato delle voci che la vogliono vincitore del premio Oscar?
Se questo può servire affinché il film venga visto da un maggior numero di persone e stimoli il loro interesse allora che ben venga. Ho avuto un contatto talmente profondo con quest’uomo che desidero realmente che la sua storia sia nota a tutti.
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Come è stato lavorare con il regista Morten Tyldum?
Credo che sia stato molto intelligente affidare la regia ad un cineasta così brillante. Abbiamo condiviso la passione per la storia di Turing e ci siamo indignati insieme nel constatare la sua assenza dai libri di scuola. Morten ha un’energia incredibile ed è un regista molto preciso.
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