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Autore Erika Favaro :: 24 Aprile 2016

Da Paul Thomas Anderson a Woody Allen, alcuni cineasti che spesso collaborano alla scrittura dei loro film

Woody Allen

Un film per aspirare alla perfezione ha bisogno di moltissimi elementi, primi fra tutti una sceneggiatura ben scritta e una regia impeccabile. Durante la sua infanzia il cinema ha visto quasi sempre le due figure distinte: in una stanza (ideale) stava lo sceneggiatore che poi passava lo scritto al regista che portava la storia nel “mondo reale”. Ancora oggi moltissimi titoli vengono tratti da opere letterarie, ma ci sono dei casi in cui autore e regista coincidono, anche quando il film è tratto da un romanzo. Se funziona la combinazione è perfetta perché il film acquista un’unità di intenti dal sapore speciale; ecco quindi alcuni esempi di cineasti che provvedono anche alla scrittura delle loro opere:

Paul Thomas Anderson
È uno dei registi più talentuosi oggi in circolazione ed è anche in grado di affrontare, nella sua scrittura, i temi più diversi. Ha saputo dare anima al melodramma in Magnolia, al romanticismo in Ubriaco d’amore fino al noir di Vizio di forma, tratto da un romanzo di Thomas Pynchion ma riadattato dal regista stesso. Riesce sempre a personalizzare le sue opere con uno stile che non risulta fine a se stesso, ad emozionare senza ricorrere a formule scontate.

Orson Welles
La riverenza nei confronti di Orson Welles è ormai un dato di fatto, ma non si può non inserire in questo breve elenco una mente che è stata in grado di concepire Quarto Potere, film che il regista ha scritto in collaborazione con Herman J. Mankiewicz. È sempre stato molto bravo a raccontare come il potere riesce a influenzare l’uomo, basti pensare al suo adattamento dell’Otello, a Rapporto confidenziale e a La lunga estate calda.

Woody Allen
Se ci pensate quasi tutti i film di Woody Allen potrebbero benissimo diventare dei libri di citazioni in cui si può trovare la leggerezza di Jerry Lewis e subito dopo il dramma esistenziale di Ingmar Bergman. Allen ha evidentemente una marcia in più e soprattutto sa quando una risata è posizionata nel migliore dei contesti e di questo ne abbiamo prova in Io e Annie, forse uno dei suoi capolavori più grandi.   

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Ingmar Bergman
Sembra fatto apposta e infatti dopo il regista di Manhattan ecco una delle sue fonti di ispirazione più grande. La sua attenta conoscenza della psicologia umana è manifesta in ogni suo lavoro in cui indaga paure e desideri, i lati oscuri e luminosi degli individui. Stilisticamente amante del simbolismo alternato a scene di assoluto realismo, basta vedere Il settimo sigillo, Sussurri e grida e Persona per rendersi conto che il suo valore come cineasta non ha nulla da invidiare a quello di sceneggiatore. 

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