Il regista austriaco è a Calais per girare il suo nuovo film con Mathieu Kassovitz, Isabelle Huppert e Jean-Louis Trintignant
Purtroppo ci siamo abituati a sentire parlare di Calais e pensare subito alle terribili situazioni in cui vivono i migranti in attesa di trovare un modo per attraversare la Manica. Il cinema ha raccontato queste tristi realtà diverse volte – una su tutte il commovente Welcome in cui si raccontava di un ragazzino che tenta di attraversare il canale a nuoto – e per fortuna torna a farlo.
Torna a farlo attraverso gli occhi di uno dei registi più bravi a raccontare il dolore dell’essere umano in modo asciutto e dignitoso. Parliamo di Michael Haneke che proprio in questi giorni ha iniziato a girare il suo ultimo film che si intitola Happy Ending. La vicenda è ambientata nella regione Nord-Pas-de-Calais e racconta la storia di una famiglia borghese che vive ignorando il disagio in cui vivono le migliaia di rifugiati che trovano una sistemazione nei campi in cui vengono lasciati a loro stessi tra il fango e le baracche. La parigina Les Films du Losange ha cominciato a dare qualche dettaglio in più circa il film e il cast a cui si è da poco aggiunto Mathieu Kassovitz, regista de L’odio, il film che ha modificato per sempre il modo di raccontare le periferie. Insieme a lui due mostri sacri del cinema d’Oltralpe come Jean-Louis Trintignant ed Isabelle Huppert.
Amour – il precedente film del regista austriaco – aveva riscosso successo al botteghino arrivando a guadagnare circa 34 milioni di dollari ed era stato anche giustamente osannato dalla critica. Quest’ultimo film è molto atteso soprattutto in Europa dove l’hanno già acquistato diversi paesi come la Gran Bretagna, la Danimarca, la Grecia e la Svizzera. La buona notizia è che di recente si è fatta avanti anche una distribuzione italiana che sarà curata da Cinema SRL.
[Leggi anche: I 10 film che hanno ispirato Michael Haneke: scopriamo la sua personale top ten!]
Aspettiamo con ansia e curiosità il ritorno di uno dei cineasti più intensi e lucidi del nostro cinema contemporaneo che sicuramente saprà raccontare l’emigrazione evitando buonismi e stereotipi.
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