Avatar: La via dell'acqua... e dell'aceto. James Cameron "vecchissimo" autore
Avatar: La via dell'acqua... e dell'aceto. James Cameron "vecchissimo" autore...
Avatar: La via dell'acqua... e dell'aceto. James Cameron "vecchissimo" autore...
Il suo "capolavoro" Avatar arriva nel 2022 dopo che tutto è passato, o meglio, questo che vediamo nel film è stato elaborato, digerito, ingoiato, tante volte, come le sue creature che hanno connessioni in gola, allora occorre entrare dentro, solo lì nell'antro buio della bocca vediamo le pareti organiche illuminate e poi una sorta di braccio filamentoso che si avvicina e connette.
Connessione e sconnessione, è tutto qui il film di Cameron, che tenta di rimanere dalla parte dell'acqua, ma poi, quando il liquido del tulkun scorre dal suo cervello ha il colore dell'aceto o dell'oro... l'illusione dell'amrita, "l'Amrita era il premio più ambito da demoni e dèi..." (Wikipedia).
E adesso proviamo a inquadrare meglio e filosoficamente il film. Al di là delle inutili questioni del "A Cameron piace il mare, l'acqua ecc. è stato in fondo alla fossa delle Marianne ecc. ecc.".
Prendiamo come spunto la filosofia transumanista, perché al di là delle questioni strettamente cinematografiche, il cinema è un veicolo di un pensiero ed è sempre importante inquadrarlo a partire dai dati di fatto. Useremo le affermazioni contenute nella scheda su Wikipedia Italia della voce "transumanesimo"
1) "La fantascienza ha dipinto il transumanesimo in varie forme da molti anni". Esiste, dunque, un filone della fantascienza cinematografica che da anni, praticamente dalla invenzione del cinema, contiene elementi transumanisti. Alcuni titoli più recenti sono seguendo l'elenco al link "transumanesimo nella fantascienza":
Avatar (film 2009)
Battlestar Galactica
L'altra faccia del pianeta delle scimmie
Caprica
Humandroid
Seikai no monshō
Cyborg
District 9
Doctor Who
Elysium
Ex Machina
Galaxy Express 999
Gattaca
Ghost in the Shell
Her
Interstellar
Jupiter - Il destino dell'universo
Limitless
Matrix (trilogia)
La malinconia di Haruhi Suzumiya
Mobile Suit Gundam
Neon Genesis Evangelion
Orphan Black
Pacific Rim
RoboCop
Stargate
Come si può vedere in questo elenco, troviamo proprio il primo Avatar, mentre vi lasciamo alla memoria pescare altri titoli e valutare come siano affrontati i vari aspetti transumanisti nei film succitati.
Ma andiamo al secondo punto per comprendere al 100% tutti i contenuti di Avatar 2:
2) Alla voce "Transumanesimo nella pratica" troviamo: Per l'evoluzione personale e l'autocreazione, i transumanisti tendono a utilizzare tecnologie e tecniche che migliorino le proprie condizioni fisiche e cognitive, e si impegnano in esercizi e stili di vita specificatamente progettati per aumentare la salute ed estendere la durata della vita. Molti transumanisti si definiscono anche "transumani" ossia si sforzano attivamente di divenire postumani, cosa che affermano sia il prossimo gradino significativo dell'evoluzione della specie umana. Viene infatti previsto che specifiche innovazioni biotecnologiche e nanotecnologiche provocheranno un balzo significativo in tale direzione dopo la metà del XXI secolo. A seconda dell'età, comunque, alcuni transumanisti si preoccupano di non poter raccogliere i benefici di queste future tecnologie e sono dunque grandemente interessati alle pratiche che permettono di allungare la vita e, come ultima risorsa, alla sospensione crionica.
Avatar2 è questo praticamente al 100%. Il film racconta la bramosia umana di allungare la vita, evitare la morte, disposta a tutto e quindi a sacrificare innocenti creature per procurarsi il liquido elisir di lunga vita. Senza fare riferimento ad un milione di altre cose sul discorso "elisir di lunga vita" è chiaro che gli umani non ne vogliono più sapere del corpo "antiquato" come direbbe Gunthers Anders, che non era un transumanista, ma si rese conto della tensione dell'umanità a superare i limiti di un corpo antico che appare fortemente vulnerabile.
Ecco perché i Na'vi sono... più forti e belli... Sono l'incarnazione postumana, che nel film avviene grazie alla tecnologia, alla ricombinazione genica, che permette ad alcuni di essi di essere quasi come i Na'vi, ma non del tutto poiché manca un qualche elemento segreto che la Madre Terra è ancora in grado di riconoscere.
Da qui Cameron riparte per tracciare la sua storia dell'acqua. O meglio, "la via dell'acqua" è uno dei percorsi possibili, fino a questo punto della storia umana. Un riappacificamento con le creature della terra e dell'acqua... forse.
Non a caso i "demoni" arrivano dal cielo e distruggono terra ed acqua, ma in questo modo non riusciranno tanto facilmente a conquistarsi l'agognato elisir di lunga vita. Ci vuole qualcos'altro...
Avatar: La via dell'acqua in alcuni momenti mostra tutti i limiti di una sceneggiatura scritta e riscritta per oltre 10 anni... Come ha suggerito già qualche critica l'elemento paradossale è che nel 2009, appena 13 anni fa, esistevano appena gli smartphone e i social, ed anche il 3D era una novità fortissima, mentre oggi si spegne nell'inglorioso Metaverso di Facebook, laddove si dice che lo sforzo per spingere verso una vita virtuale sarà difficilissimo...
Lo prova anche l'esperienza cinematografica. I primi minuti non sono certo di particolare stupore, la tecnologia 3D di Avatar punta tutto sulla bellezza, sul fascino cromatico, tutti elementi legati a questa sorta di spiritualità post new-age che deve basarsi sulla connessione delle creature viventi, ed il respiro diventa una forma di connessione. Imparare a respirare significa essere connessi con il tutto. Gli esercizi di respirazione non sono certo un workshop di apnea...
Il fatto che ci attendano altri sequel di Avatar è solo una curiosità, perché il girato del terzo episodio difficilmente potrà colmare il gap esistente con la realtà di oggi. Realtà con cui Cameron ha dovuto fare i conti e per il quale appare come un autore "vecchissimo", laddove il suo film non è un punto di partenza, ma un vecchio discorso tra transumanisti... Semmai Cameron spinge ancora più avanti l'abitudine dello spettatore a specchiare se stessi nelle forme "nuove" dei Na'vi: il nuovo colore, la brillantezza degli occhi, i lineamenti di una sorta di umanoide anfibio... la coda ("che se non fai il bravo te l'annodo... " la battuta più deficiente del film). Questa la più grande scommessa, laddove perdiamo completamente tutta la mimica del corpo tradizionale e l'interpretazione passa nella fisiognomica di un volto nuovo, dove dobbiamo riconoscere le sfumature elaborate dalla tecnologia digitale... Sarà questa anche una sfida per il prossimo futuro da spettatori?
Voto della redazione:
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