Recensione di Desde allà - From Afar | Leone d'oro Venezia 2015: Morte per anestesia
Recensione di Desde allà - From Afar di Lorenzo Vigas: il Leone d'oro del Festival di Venezia 2015 è un'opera disumana e intangibile che neutralizza le proprie pulsioni emotive per autoannullarsi, finendo per scomparire lontano dai nostri occhi
Talvolta i Festival sono strani, perché hanno il potere intossicante di annebbiare il cervello anche ai cineasti più in gamba del pianeta, soprattutto se chiamati in veste di giurati. Quentin Tarantino ci aveva giocato lo scherzone qualche anno fa premiando Somewhere di Sofia Coppola, e ora ci pensa Alfonso Cuarón a portarci l'ultimo deludente Leone d'oro veneziano, Desde allà – From Afar di Lorenzo Vigas, praticamente tra i 2 o 3 titoli peggiori del concorso lagunare di quest'anno. Profetico fin dal suo titolo, trattasi infatti di una pellicola che lascia lontano gli spettatori, i quali si ritrovano confinati oltre una zona di sicurezza da cui scrutare faticosamente senza riuscire mai a toccare i personaggi e le loro dinamiche psicologiche. In pratica, credendosi preziosa (e quindi pretenziosa), l'opera pare costruirsi volutamente una forte corazza che funga da repellente, trattandoci come delle maledette zanzare.
Al centro della narrazione, un uomo che paga i ragazzini per usarli come ispirazioni per le proprie sessioni masturbatorie; a cambiare le cose, l'incontro col giovane Elder, con cui parrebbe scoppiare un sentimento più autentico. Detta così vien da pensare all'ottimo Eastern Boys, ma così come il film di Robin Campillo era pieno denso di sentimenti e calore, Desde allà, al contrario, si ricopre invece di un perenne mood disumano, freddissimo e distaccato. Basti vedere il protagonista interpretato da Alfredo Castro, il cui volto è costante fissa della pellicola: difficilmente riusciamo a scorgere una reale emozione tra i suoi lineamenti paralizzati, una vibrazione che possa far pulsare il sangue in vena, un colore che ci dia un'indicazione da seguire, una via da percorrere.
[Leggi anche: Venezia 2015: il Leone d'oro all'anestetizzato "Desde Allà - From Afar" di Lorenzo Vigas]
Allora, ogni opzione metaforica è possibile: Desde allà come rappresentazione cinematografica di una nazione, il Venezuela, ormai zombificata e cibo di se stessa? Desde allà come introspezione sui traumi esistenziali? Possiamo andare avanti ad oltranza, ma in verità sarebbero solamente supposizioni che non trovano un reale appoggio: alla fine della fiera, il regista si è impegnato così tanto a neutralizzare ogni potenziale pulsazione da concepire un film sedato fino al midollo. Gli umori rimangono offuscati, i personaggi finiscono per sembrare schizofrenici e contraddittori, e tra mille ragionamenti contorti, ci si accorge di essere solamente degli infermieri che per un'ora e mezza hanno provato a rianimare un oggetto già morto da un pezzo. Noi non ci siamo cascati, e ci chiediamo come abbia fatto a farlo il regista di Gravity e I figli degli uomini.
Voto della redazione:
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