Recensione di Insidious 3 - L'inizio: Prequel/spinoff di imbarazzante inconsistenza
Recensione di Insidious 3 - L'inizio di Leigh Whannell: Dal co-creatore della saga, un prequel/spinoff di imbarazzante inconsistenza e inutilità
C’era una volta un horror in due parti, diretto da uno dei più interessanti filmmaker di genere (e non) su piazza, quel James Wan responsabile anche dei bei Saw e The Conjuring.
Il dittico di Insidious erano formato da due piccoli gioiellini a sé stanti in grado di costruire un microcosmo perturbante che univa l’attrazione da luna park del brivido canonico allo squarcio onirico d’evocazione atavica e favolistica, un carnevale macabro di spettri scultorei. Poi però è arrivato questo prequel/spinoff, incentrato sul personaggio della medium (presente peraltro solo nel primo capitolo), che rappresenta uno scarto notevole sia d’intenti che di sviluppo rispetto ai precedenti. Si esce infatti dall’universo macabro personale per approdare a un prodotto fatto a stampino uguale a mille altri prima e dopo di lui, standardizzato quando va bene (ovvero quasi mai), di imbarazzante inconsistenza e inutilità quando va male (ovvero sempre).
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La trama è presto detta: intenzionata a mettersi in contatto con il fantasma della madre morta di cancro, la giovanissima Quinn Brenner fa visita alla medium Elise la quale, però, ha ormai chiuso con la sua attività soprannaturale. Puntualmente, l'anziana è costretta a ricredersi, e a riaprire le porte all’occulto e all’incubo, quando si accorge che un’entità malefica (“l’uomo che non respira”, creatura senza uno straccio di mitologia alle spalle e di iconografia mediocre) ha iniziato a perseguitare l’adolescente, ed è pronta a condurla con sé nell’Altrove.
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La prima parte di Insidious 3 - L'inizio è praticamente un teen drama, tra crisi familiari, vicini di casa innamorati, amichette e aspirazioni frustrate. La seconda è uno sconfortante, ripetitivo, scollegato piattume horror che provoca al massimo qualche sobbalzo sulla poltrona (se si è ancora svegli): quel che è peggio, l’Altrove perde tutto il suo fascino trasformandosi in un condominio infestato da ridicoli esserini, e le tentate parentesi comiche (con i due ghostbuster deficienti e imbranati) arrivano troppo tardi e sono troppo sceme. Non una delusione (ci si aspettava ben poco), ma un pasticcio assolutamente sì.
Voto della redazione:
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