Recensione di Paranormal Stories, con Primo Reggiani e Daniele De Angelis. Mai un boato, un'evocazione, un attacco d'inquietudine o di ansia in questo horror collettivo, tra l'altro già uscito in dvd con un titolo diverso, Italian Ghost Stories
Paranormal Stories ovvero cose mistiche: un film praticamente già disponibile da un anno in dvd (Fantasmi – Italian Ghost Stories) a cui è stato cambiato il titolo per poi essere spacciato nelle sale come opera inedita. Una furbata dei distributori o una genuina operazione per dare al pubblico la possibilità di vederlo nella comodità di un cinema? Inutile farsi queste domande, che tanto il film fa schifo comunque, e non sarà certamente la dimensione dello schermo a cambiare le cose. Diviso in 5 segmenti diretti da 6 registi (Tommaso Agnese, Andrea Gagliardi, Roberto Palma, Stefano Prolli, Omar Protani, Marco Farina), questo omnibus estivo tenta di cavalcare l'apparente trend estero dei rinati film collettivi (e pensiamo a pellicole come ABCs of Death, V/H/S o The Profane Exhibit), stuzzicando la curiosità dei tantissimi amanti dell'horror con un particolare debole per le sempre più rare produzioni italiane. Peccato, perchè ogni volta che si cerca di riportare il genere dalle nostre parti, sembra davvero che non ci siano più speranze: abbiamo voltato le spalle a Dario Argento, e Paranormal Stories si rivela addirittura peggio di Dracula 3D e La Terza Madre.
Le prime tre storie, che parlano di uno scrittore diabolico appena morto, di un fantasma che chatta con un suo amico e di una sedicente medium, sono così anonime che paiono girate dalla stessa entità. Gli interni non si fondono mai nella claustrofobica inquietudine, ma si limitano ad essere mero teatrino per un'insipida messa in scena un po' sedata e magari addormentata: nessun boato, brivido o esplosione di sangue, i maestri del genere come Fulci, Bava, Martino e Freda non sono mai esistiti in questo universo senza direzioni. Piuttosto, i segmenti di Paranormal Stories hanno la medesima consistenza di un concorso video per dilettanti di provincia, e probabilmente avrebbero perso pure lì. Il quarto corto, su un bambino bullato dal quartiere e innamoratosi di una ragazzina, prova a deviare il corso della caduta: non solo si ambienta all'aperto, ma tenta anche di dare una scossa all'immagine con espedienti come il ralenti e la commozione romantica; eppure, il risultato non cambia, e per quanto l'idea di partenza possa essere interessante, a mancare è nuovamente una solida mano registica capace di sfruttare il dramma adolescenziale con irrequieta ansia. A chiudere la sfilata è uno slasher che strizza un occhio alle produzioni americane in stile So cos'hai fatto, ma la carneficina, più che paurosa, affonda nell'inutilità per l'assenza di materia prima: la carne maciullata, martoriata, fatta a pezzi, qui inesistente e miraggio al buio. Gli episodi di Paranormal Stories, alla fine, sono proprio come i morti che racconta: vuoti e senza pulsazione sanguigna.
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